In casi come questi la mente corre inevitabilmente all'alba di quell'11 maggio 2013. Quando il ghanese 37enne Adam «Mada» Kabobo, seminò il terrore nel quartiere Niguarda ammazzando a colpi di piccone tre persone, «scelte» in maniera del tutto casuale tra i passanti. Come allora, come per Kabobo, anche il pregiudicato libico di 35 anni catturato l'altro ieri, nel primo pomeriggio, dai Finanzieri del Gruppo pronto impiego di Milano in piazzale Ferrara, al Corvetto, mentre brandiva una lunga e affilata katana - la spada giapponese simile a una sciabola - era in stato di profonda alterazione. Jeans, maglietta a maniche corte bianca, zainetto in spalla e berretto da baseball, il giovane uomo ha incontrato i baschi verdi impegnati in un'attività di tipo economico-finanziaria per il contrasto degli stupefacenti e che in quel momento stavano controllando un altro ragazzo. Ed è stato allora che hanno intravisto il libico passare sul marciapiede con la lunga katana in una mano e la custodia rossa nell'altra, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Inutile sottolineare che la gente per strada ha cominciato a spaventarsi quando l'uomo, sempre più fuori di se, ha cominciato a roteare la spada davanti ai gruppetti che, imperterriti, pur standogli a debita distanza (ma neanche tanto), si ostinavano a riprenderlo con il telefonino.
Accortosi dei finanzieri che gli si avvicinavano per immobilizzarlo, il libico ha cercato di nascondere la katana sotto una vettura in sosta, quindi si è scagliato contro gli uomini in divisa con un secondo coltello. Non è stato per niente facile bloccarlo a terra e metterlo a terra per disarmarlo. L'esagitato, che parla benissimo l'italiano, si è anche esibito in una lunga sequela di improperi diretti agli uomini della Finanza e urlando a più non posso, al punto da suscitare le proteste dei residenti. Proprio per questo sul posto è intervenuta un'ambulanza, anche se alla fine l'intervento dei soccorritori non è stato necessario.
Sequestrati katana e coltello, l'uomo è stato portato in carcere. Dopo una serie di controlli del Gruppo pronto impiego di Milano, si è scoperto così che l'uomo, senza fissa dimora, era stato arrestato nel novembre del 2017 per traffico di stupefacenti e di nuovo, con l'accusa di furto aggravato, nel maggio 2018, quando venne condannato a 8 mesi di reclusione. Nemmeno un mese fa il libico era finito quindi ancora in manette con l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale e furto aggravato. Condannato a 6 mesi di reclusione è stato scarcerato per concessione della sospensione condizionale della pena. Ieri mattina infine è stato giudicato in direttissima per i fatti di piazzale Ferrare, condannato e riportato in cella.
Caustico l'intervento di Silvia Sardone, consigliere regionale e comunale del Gruppo Misto. «L'ennesimo episodio che fotografa alla perfezione l'immigrazione targata Pd - incalza Sardone -.
Dopo i coltelli, i picconi e i macheti spuntano anche le katane in periferia: a quale arma dobbiamo arrivare prima che a Palazzo Marino si svegli qualcuno?». Sardone ringrazia quindi gli uomini della Guardia di Finanza.
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