«Che rischi corro quando scorto un immigrato in aereo?» e ancora: «Cosa mi succede se carico sulla volante un ammalato di tubercolosi? E all'equipaggio che prende poi in consegna l'auto?». Quindi: « I gel disinfettanti possono sostituire la pulizia con acqua e sapone». E infine: «Ma c'è davvero la possibilità che arrivino malattie come la lebbra?». È un universo di paura quello che emerge dalla domande dei poliziotti, ogni giorni a contatto con clandestini. Per questo, il comandante del reparto mobile Benedetto Sanna ha invitato alla caserma di via Cagni un gruppo di esperti a chiarire ogni dubbio. Risultato? Contrarre malattie non è così facile, essendo necessari contatti prolungati. E con misure minime di prevenzione, i rischi scendono a zero.
Un centinaio di attenti agenti ha dunque seguito ieri gli interventi di Giovanni Cuomo e Roberto Tigli, medici in forza alla Polizia. Tigli, dopo aver sottolineato come un tempo i «clandestini» eravamo noi, ha ricordato come le grandi epidemie erano frutto di scarsa igiene, fame, che debilitava gli organismi, e sovraffollamento in edifici fattiscenti. Marino Faccini, dell'Asl di Milano, ha poi elencato i possibili rischi, iniziando dalla scabbia. «Molto contagiosa, ma operando con guanti di lattice e lavando le mani, e gli abiti a 60 gradi, non ci sono rischi». Quindi la meningite «Basso rischio di infezione, perché bisogna stare a strettissimo contatto, meno di un metro, e per lungo tempo. Come capita nelle scuole, dove scoppiano la maggior parte dei focolai». Molto più pericolosa l'influenza, ma il vaccino, una prevenzione fatta di igiene e mascherine, riducono le possibilità. E in ogni caso ci sono farmaci per curarla. Basso invece il rischio invece di contrarre malattie come Epatiti e Hiv, trasmesse solo con il contatto di sangue.
Parlando della malaria, Faustino Boioli, presidente dei medici volontari, ha invece ricordato come quasi tutti i casi, siano riconducibili più che a contagi avvenuti in Italia a turisti di ritorno da Paesi tropicali. Luigi Codecasa, primario tisologo, torna poi sulla tbc, forse il primo spauracchio per gli agenti. Il medico ha sottolineato come in Italia i casi siano stabili ormai da anni, circa 4.500 di 60 milioni di abitanti, che salgono in Lombardia a mille su 10 milioni. «Non per gli sbarchi in Sicilia - ha precisato, - dove gli immigrati, provenienti in gran parte da Siria, Eritrea e Darfur, vengono tutti sottoposti a controlli medici. La maggior parte dei malati arriva in piccoli gruppi dall'ex impero sovietico, come la Romania, le cui strutture sanitarie sono collassate dopo il crollo del comunismo. Oppure Paesi di grandi dimensione, e contraddizioni, come Cina e India».
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