Immigrazione, vince la Lega Sì alla legge anti accoglienza

Il centrodestra approva l'emendamento sul turismo Penalizzati gli albergatori che ospitano i profughi

Polemiche, spaccature, accuse, persino il voto segreto. Ma alla fine l'emendamento che chiude le porte ai profughi negli alberghi è legge regionale. Un dibattito lungo dall'esito atteso. La maggioranza, Forza Italia, Lega, Lista Maroni e anche Ncd, ha trovato un accordo per dare l'altolà a migranti e profughi che arrivano negli alberghi e soprattutto agli albergatori che ricevono i migranti e, con loro, i contributi statali. La legge sul turismo della Regione ha così accolto l'emendamento anti profughi, una penalizzazione per le strutture alberghiere che hanno accolto migranti e richiedenti asilo. A meno che non sia stato il prefetto a costringerli a dare accoglienza ai rifugiati - e questa è la novità dell'ultima ora -, gli alberghi che hanno ospitato profughi, e così ricevuto i contributi statali, non potranno ricevere i contributi regionali per le strutture recettive. Contributi utili per acquisto, costruzione, riqualificazione, ristrutturazione e ammodernamento degli immobili. Una situazione imbarazzante soprattutto per Ncd, che a Roma è al governo con Renzi, dal momento che il Pd ha votato seccamente contro, annunciando anche di voler impugnare la legge presso la Corte costituzionale. Netta poi la contrarietà dell'intera opposizione.

Il capogruppo azzurro, Claudio Pedrazzini, tenta di smarcarsi dalle polemiche: «Se vogliamo aprire un confronto sull'accoglienza e sull'immigrazione possiamo anche farlo, in un contesto adeguato, ma oggi si stava discutendo della nuova legge del turismo e l'emendamento che abbiamo approvato si inseriva proprio in questo ambito». Il capogruppo di Ncd, Luca Del Gobbo, è in piena sintonia: «La sinistra strumentalizza». E a difendere i contenuti dell'emendamento, nato da una proposta della Lega, anche il consigliere di Ncd, Angelo Capelli: «Vedo molti aspetti strumentalizzati. Francamente l'enfatizzazione del tema valoriale la trovo inaccettabile. Capisco che ci sia un dibattito feroce che divide. Ma condivido la posizione della Lega, perché trovo corretto che nemmeno un euro finisca a finanziare attività d'impresa che non ha nulla a che vedere con attività ricettiva». Lara Magoni, albergatrice della provincia di Bergamo della Lista Maroni, esprime il suo particolare punto di vista da addetta ai lavori: «Non condanno i miei colleghi che hanno preso i contributi statali per accogliere i profughi, hanno fatto scelte diverse dalla mia e qualcuno ha guadagnato molto, ma non ritengo che sia corretto che chiedano anche i contributi per le ristrutturazioni».

Totalmente diversa la posizione della sinistra. Il segretario regionale del Pd, Alessandro Alfieri, annunciando il voto contrario, attacca: «Sono in gioco valori e principi e questo è un compromesso al ribasso. Vediamo l'aula usata come un talk show ricco di zeppe ideologiche». Parla del rischio che la legge sia ritenuta incostituzionale: «Non possiamo poi prendercela con Renzi e con il governo perché vengono impugnate le leggi». Il leader delle opposizioni, Umberto Ambrosoli, che pure non nega che sia stato fatto «un business» dell'«emergenza umanitaria», cita il cardinale Scola che invita alla «responsabilità» ma teme che a vincere sia «l'esclusione», «che si parli di assistenza ai minori stranieri, leggi sui luoghi di culto, limitazioni sui voucher, emergenza colera».

Infine, per gli appassionati, ecco nei dettagli il contenuto del contestato emendamento 113: «I contributi di cui al comma 1, nel caso in cui i richiedenti siano strutture ricettive alberghiere e non alberghiere ai sensi della presente legge, possono essere concessi esclusivamente qualora il fatturato o il ricavato dell'attività ricettiva degli ultimi tre anni sia integralmente derivante dall'attività turistica.

Nel fatturato o ricavato non sono computate le entrate relative ad attività conseguenti a clamità naturali o altri eventi determinati sda disastri naturali o incidenti di particolare rilevanza o altresì in esecuzione di specifici provvedimento coattivi».

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