Da informatico a prof «Amo questo lavoro»

Piercarlo Rapetti, 63enne e precario «Insegnare matematica è una sfida»

Alle scuole medie di Milano mancano i professori di matematica: ci sono 200 posti liberi e nessuno li vuole. Si guadagna poco e non ci sono gratificazioni, dicono. E poi c'è Piercarlo Rapetti: 63 anni, ancora precario, totalmente innamorato della sua professione, la risceglierebbe tra mille. La sua è quella strana «solitudine dei numeri primi» che ha il gusto delle passioni autentiche e rare.

Per anni Piercarlo ha lavorato in un'azienda di informatica, l'insegnamento è rimasto una sorta di piano B da tenere in tasca. Ora ne è entusiasta: «Mi piace far piacere la matematica, insegnare è una sfida». Certo, i ragazzi a 11-13 anni non sono facili da gestire. Non vogliono nemmeno più stare seduti per tutta l'ora dietro al banco. E lui che fa? Li fa alzare. Fa spostare sedie e tirare corde da un punto A a un punto B per spiegare il teorema di Pitagora, in stile antico Egitto. Fa appoggiare e spostare una scala alla parete per studiare le diverse inclinazioni, spiega le tabelline e il sistema binario prendendo spunto da una filastrocca di «Alice nel paese delle meraviglie». «La matematica non è poi così difficile, bisogna solo imparare a farla amare ai ragazzi».

Il «prof di mate» è diventato una sorta di nonno per gli studenti delle medie: tanti hanno i genitori separati, altri vivono situazioni di disagio o sono gli unici che in casa parlano italiano. E lui, dopo espressioni ed equazioni, sta ad ascoltarli, li consiglia, li incoraggia. «Mi rendo conto che un laureato in matematica sogni una carriera diversa. Io guadagno meno di un terzo di prima. Ma sono felice».

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