Straniero ubriaco aggredisce autista Atm, la vittima: "Insultava tutti, ma l'avevo calmato"

Massimo Matrone, 31 anni di servizio ha un occhio tumefatto: ne avrà per due settimane

Straniero ubriaco aggredisce autista Atm, la vittima: "Insultava tutti, ma l'avevo calmato"

«Lo sa? Quell'uomo mi ha dato un pugno in faccia per paura».

Paura di lei? Ci spieghi.

«Era appena sceso, alla fermata di via Marco d'Agrate e io ho frenato con il bus all'angolo con piazza Angilberto II. Deve aver pensato che mi fossi bloccato per scendere a mia volta e fargliela pagare, in qualche modo, dopo che aveva disturbato gli altri passeggeri poco prima lanciando loro degli insulti. E invece ero solo fermo al semaforo!».

Massimo Matrone, 55enne originario di Napoli, dipendente di Atm in qualità di conducente di autobus a Milano dal settembre 1988, vive a Peschiera Borromeo con la moglie, ha due figli grandi ed è già nonno. Da sette anni alla guida della 95, l'altra notte l'ha passata in osservazione al Fatebenefratelli da dove è stato dimesso ieri pomeriggio con un ematoma e una grossa infiammazione all'occhio destro. Ne avrà per 15 giorni, ma dovrà sottoporsi a breve a una visita oculistica.

«Mi hanno detto però che questo incidente sulla vista non dovrebbe avere ripercussioni».

Quindi a suo parere quel che è successo è stato causato, per così dire, del fraintendimento di un uomo ubriaco e quindi alterato, cioè il suo aggressore?

«Esatto. Guardi, ne sono quasi certo. Una volta salito, in via Ripamonti, quell'uomo ha insultato gli altri passeggeri, poi si è avvicinato a me. Mi sono accorto che ce l'avevo dietro perché l'ho sentito muoversi. A quel punto l'ho invitato a sedersi nel posto più vicino al mio. Dai, mettiti lì che andiamo a casa gli ho detto con fare conciliante. Dopo 31 anni di servizio, capirà, ho una certa esperienza. Infatti lui si è accomodato senza fiatare. Si capo, sì capo mi ha ripetuto più volte».

Poi cos'è accaduto alla fermata di via Marco d'Agrate? Vi siete detti qualcosa prima che lui scendesse dal bus?

«No, sembrava tranquillo, l'ho visto incamminarsi, credevo fosse finita lì. Nel frattempo ho fatto qualche metro alla guida dell'autobus e mi sono fermato al semaforo all'angolo con piazza Angilberto II. È allora che l'ho notato. Si era fermato, guardava il mezzo, quindi lo ha raggiunto e si è parato davanti. Non mi lasciava ripartire, gli ho fatto dei gesti, sempre con tranquillità, ma lui non si muoveva».

È allora che ha rotto la bottiglia contro il finestrino?

«Sì. E io, stupito, continuando a non capire cosa poteva avergli scatenato quella reazione, ho bloccato il mezzo, ho avvertito la centrale di Atm, quindi sono sceso. Gli ho chiesto:Cosa hai fatto?. È lì che mi ha sferrato il pugno».

Lei è almeno un po' intimorito?

«Assolutamente no. Le ripeto: era lui ad avere paura, lo conferma il fatto che quando è arrivata la polizia so che ha detto che mi ha assalito perché voleva difendersi. E poi con Atm in tutti questi anni non ho mai avuto paura».

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