Lui e Stefano Parisi si conoscono da sempre. Vent'anni fa Sergio Scalpelli era assessore con Gabriele Albertini e Parisi direttore generale di Palazzo Marino. Le loro storie professionali si sono incontrate ancora ma la politica ultimamente li ha divisi. Scalpelli, da renziano, si è schierato con Beppe Sala, pur considerando Parisi il miglior avversario possibile, e oggi fa il tifo per il «sì» al referendum. L'ex assessore però ieri era presente a «Megawatt» e sulla scommessa di Parisi formula auspici particolari: «Spero che ce la faccia - dice - Come tanti sogno un centrodestra liberale e un Pd riformista. Parisi sta incarnando una speranza. E la presenza dei direttori di giornale, soprattutto Molinari e Fontana, dà l'idea di una fetta enorme di opinione pubblica che spera che da questa cosa si incardini la ricostruzione liberal-popolare di un centrodestra competitivo e percepibile». «Il successo di Stefano - prosegue - corrisponde al tentativo di impedire che il Pd regredisca, le due cose si tengano. Il mio sogno massimo sarebbe un Partito della nazione Parisi-Renzi, in mancanza spero in una dialettica centrodestra e centrosinistra, il tutto a condizione che vinca il sì». «Ecco, il referendum si giocherà su come si orienterà l'elettorato di Forza Italia e per me il tentativo di Stefano sarebbe stato più rotondo con un sì di centrodestra». Comunque «Parisi ha fatto bene a dare il taglio dei contenuti, i suoi cavalli di battaglia sono innovazione ed educazione. Il primo centrodestra pullulava di fondazioni e riviste, per esempio Ideazione, aveva forte capacità elaborazione. Questo tentativo è più che ragionevole».
Due gli esiti possibili: «O diventa il capo di un centrodestra che poi si allea con la Lega, o crea una grande Ncd che può ambire al 20% e si allea col Pd di Renzi con lo schema mai classico del centrosinistra».Alberto Giannoni
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