Ricco, ricchissimo, ma oggi che è sindaco praticamente «in mutande», e costretto ad accontentarsi (si fa per dire) dei 9mila euro lordi (oltre 5mila netti) della sua indennità da sindaco. «Ho rinunciato a una vita più agiata» ha detto ieri.
La pubblicazione dei redditi ha provocato qualche reazione nervosa a Palazzo. Qualche politico, rigorosamente di sinistra come Luca Gibillini, si è lamentato per il «voyerismo», altri si sono rammaricati di non aver fatto una gran figura. La «parabola Irpef» di Giuliano Pisapia, invece, rientra perfettamente nei canoni che piacciono a una sinistra post-comunista o cattolico-pauperista. Il sindaco è (era) l’uomo più ricco del Palazzo, è vero, il suo ultimo reddito disponibile ammonta alla considerevole cifra di 863mila euro, staccando nettamente quello dei colleghi di giunta, dei consiglieri comunali e perfino quello del suo predecessore, Letizia Moratti. L’attuale primo cittadino, inoltre, è intestatario di due immobili in città e comproprietario al 50% di un terzo appartamento: possiede una casa con box in Liguria. Niente per cui arrossire. È tutto frutto di lavoro e capacità professionali.
Sì, i numeri pubblicati ieri sorprendono fino a un certo punto. Pisapia è un grande avvocato. Il suo curriculum parla da sé. Ha iniziato con lavori «normali» negli anni dell’università: educatore nel carcere minorile, operaio in un’industria chimica, impiegato in banca. Ma a 30 anni ha cominciato a fare l’avvocato. E non ha avuto grosse difficoltà ad affermarsi, il diritto ce l’aveva nel sangue: il padre, Giandomenico, era un grande giurista (è considerato l’artefice del codice di procedura penale del 1989). Lui ne ha rilevato lo studio. «Insieme al mio studio - così lui stesso descrive la sua attività - ho seguito molti tra i processi più importanti di questi ultimi anni, da quello conosciuto come “Toghe sporche” in cui ero parte civile ai fatti del G8 di Genova dove sono stato l’avvocato della famiglia di Carlo Giuliani, fino al processo per l’uccisione di Dax». Nella biografia-curriculum cita le vicende processuali del comandante partigiano, del leader curdo Ocalan, ma soprattutto di «gente comune», «emarginati, tossicodipendenti e che non finiscono sulle prime pagine dei giornali». Sulle pagine dei giornali ci finisce spesso, invece, Carlo De Benedetti, imprenditore ed editore, uno dei clienti più noti del Pisapia avvocato.
Insomma, il reddito dal sindaco ha un paio di zeri in più rispetto a quello di un normale pensionato. E tornerà ad averli quando dismetterà la toga e beneficerà anche della notorietà che gli è derivata da questa fortunata avventura. Lui si è sentito in dovere di giustificare tutto questo, fornendo il materiale giusto per un nuovo «santino», che racconta la storia edificante un grande professionista che lascia tutto (o quasi) per dedicarsi agli altri. Anzi: già prima si dedicava agli altri, ma ora può farlo totalmente, da sindaco, emendando così con l’impegno civico il suo peccato originale, la ricchezza. Il fatto che sia il Paperon de’ paperoni del Comune - ha detto ieri commentando la classifica - «dovrebbe fare capire a tanti che ho rinunciato anche a una vita più agiata».
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