L’attrice ligure protagonista fino al 5 aprile di una bella pièce diretta da Marco Bernardi

L’attrice ligure protagonista fino al 5 aprile di una bella pièce diretta da Marco Bernardi

Anne è un'attrice quarantenne che ha raggiunto una certa notorietà grazie alla televisione. Quindici anni prima ha lasciato il paese affacciato sul lago in cui è nata, e nel quale ha trascorso una giovinezza intensa e inappagata, per trasferirsi a Parigi. A richiamarla ora in quel luogo è Yann, un amico da sempre innamorato di lei, costretto dai debiti a vendere l'Hotel du Lac. Ma ecco che, sulla terrazza di quell'albergo in cui entrambi hanno vissuto i loro momenti di felicità, spunta Mathieu, il compagno di gioventù, di cui Anne è sua volta innamorata. È venuto per salvare l'hotel dalla vendita e dalla successiva demolizione? Oppure è anche lui alla ricerca del tempo perduto? A interpretare Anne nel Ritorno - la bella pièce scritta da Carlotta Clerici, diretta da Marco Bernardi e prodotta dal Teatro Stabile di Bolzano, in cartellone al Franco Parenti fino al 5 aprile - è Sara Bertelà. Quarantenne, attrice particolarmente brava nell'impersonare donne con un tormento trattenuto, già protagonista di allestimenti dei più importanti registi italiani, la Bertelà, come Anne, è comparsa più volte sul piccolo schermo. «Prima in Cotti e mangiati, una sitcom del 2006 che viene ritrasmessa spesso, nella quale interpreto una professoressa polacca che guarda con ironia e disincanto alla società italiana. Poi in Un posto al sole, dove ho vissuto una bella esperienza professionale, in un contesto quasi d'altri tempi, all'insegna della qualità teatrale della recitazione. Il mio personaggio, Aurora, è una tra le figure più a tutto tondo, generose e capaci di ascolto che abbia mai impersonato: una donna che ama altre donne, e le ama con una disponibilità e un equilibrio davvero rari». Nei panni di Yann, sul palco del Parenti, c'è l'attore e direttore del Teatro Libero di Milano, Corrado d'Elia, «un bravo interprete - chiosa la Bertelà - con il quale ho costruito una complicità profonda che credo traspaia sulla scena». All'«autocompiacimento» che dilaga sui palcoscenici italiani, la Bertelà oppone quella «ricerca di intimità che, in un momento di decadenza come il nostro, potrebbe quasi rappresentare una missione, uno scopo vitale per il teatro».

E Milano e la sua scena teatrale? «Sono nata in Liguria, vivo in questa città da due anni e all'inizio non è stato facile ambientarmi. Ma ora che l'ho scoperta, ho imparato ad apprezzarla nei suoi momenti di sospensione, in quelle pause tra vita e lavoro che per me rappresentano i viaggi in tram».

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