«Inutile sfuggire. Prendiamo atto e riflettiamo. Gli elettori ci hanno dato un messaggio forte e chiaro: così non va. Ora dobbiamo rivedere le iniziative del partito e il governo delle città».
Onorevole Mario Mantovani, inutile chiederle come è andata.
«Abbiamo vinto a Erba e a Melegnano con sindaci riconfermati e a Cassano con un giovane. La dimostrazione che dove amministriamo bene e presentiamo candidati credibili vinciamo».
Diciamo che è stata una Caporetto.
«Abbiamo pagato lappoggio al governo tutto tasse di Monti dato per senso di responsabilità e che evidentemente i nostri elettori non gradiscono. E poi dove andiamo divisi perdiamo».
Parla della rottura dellalleanza con la Lega o anche di troppi litigi nel Pdl?
«Ora parlo delle divisioni al nostro interno».
Qualcuno chiederà le sue dimissioni.
«Dobbiamo fare un po di ordine mettendoci tutti in discussione».
Riflettete soltanto o salta anche qualcuno?
«Ciascuno rifletta sui risultati: a Como abbiamo perso con il 25 per cento, a Monza con il 36. Ognuno si prenda le sue responsabilità».
Ne ha già parlato con Silvio Berlusconi?
«Lo vedo domani mattina (oggi, ndr)».
Cosa gli dirà?
«Che con il 30 per cento dei voti presi dal nostro simbolo anche dove abbiamo ben amministrato, non si può governare la Lombardia».
E quindi?
«Dovrà fare uno sforzo e ridiscendere in campo. Altrimenti qui non si va da nessuna parte».
Al centrodestra serve ancora Berlusconi?
«E con tutto il suo grande impegno in termini di ricerca delle alleanze e di convincimento degli italiani. È solo lui che può riprendere temi fondamentali come il mondo del lavoro, le imprese, le famiglie. E la questione settentrionale».
Serve altro?
«Serve il suo ottimismo, come la prima volta».
A Garbagnate il «grillino» non ha sfondato.
«Ho detto che quelli di Grillo riavvicinano i cittadini alla politica. Confesso che ho letto il loro programma e che se fossi stato a Parma avrei votato per il candidato 5 stelle contro un Pd e una sinistra attenta solo alla conservazione».
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