Cronaca locale

L'acqua è agli sgoccioli. Senza piogge rischiamo blocchi e razionamento

Riserve disponibili solo per 10-12 giorni. Giù anche la Darsena per rifornire i campi

L'acqua è agli sgoccioli. Senza piogge rischiamo blocchi e razionamento

Non piove, aumenta il caldo e i giorni passano con riserve d'acqua sempre più esigue. La crisi idrica che investe il Paese rischia di mettere in ginocchio la sua agricoltura, in particolare al Nord.
Un razionamento dell'uso civile dell'acqua è una eventualità che non viene esclusa ma l'allarme ora è per possibili blocchi dell'attività agricola. Così, si lavora a rimedi tampone. La stessa Darsena sarà messa «in magra», «sacrificata» per dare acqua ai campi. L'allarme è crescente. In Regione si calcola che restino ancora 10-12 giorni di possibili rifornimenti d'acqua, non di più, ma i produttori agricoli stimano già danni consistenti, ed è appena passata solo la metà di giugno. Siccità e caldo hanno bruciato parte dei raccolti e nelle fattorie soffrono anche gli animali, a cominciare dalle mucche che - secondo Coldiretti - a causa del caldo stanno producendo, per lo «stress», fino al 10% di latte in meno. Nella Pianura padana, cuore dell'agroalimentare italiano, si stima che sia minacciata una quota intorno al 30% della produzione agricola nazionale, e circa la metà dell'allevamento.

Il quadro oggi appare catastrofico. Nel delta del Po, la marea salina risale ormai per decine di chilometri. Il fiume più grande d'Italia non è mai stato così basso: al Ponte della Becca (confluenza col Ticino nel Pavese) è sceso a -3,7 metri su livelli più bassi da almeno 70 anni. Lo stesso Ticino, un tempo meta di bagni e tuffi, in alcuni tratti si può attraversare a piedi. In sofferenza si trovano anche i laghi, per esempio il Maggiore, al minimo storico con un grado di riempimento del 22%.

Caldo e siccità da record sono fenomeni di lungo periodo, da affrontare con interventi strutturali. Le misure d'urgenza, invece, devono consentire la sopravvivenza dell'attività agricola oggi. Proprio come quella che riguarda l'acqua della Darsena, che sarà in parte destinata a irrigare i campi dei terreni agricoli a sud di Milano, come nei giorni scorsi è stato fatto - artefice la Regione - dai produttori di idroelettrico che hanno rilasciato più acqua nei fiumi lombardi.

L'intervento su Milano è stato deciso ieri dal Centro Operativo Comunale di Protezione Civile. Il Comune ha richiesto al Consorzio Est Ticino Villoresi, preposto alla gestione idraulica della Darsena, di adottare tutte le manovre necessarie ad assicurare il più alto volume d'acqua disponibile fino al perdurare della situazione di criticità, se necessario riducendo il livello idrometrico della Darsena. E ieri mattina il Consorzio Est Ticino Villoresi ha effettuato le azioni per la riduzione del livello d'acqua, permettendo un flusso idrico che nelle ore successive ha garantito la regolare irrigazione dei campi nel Parco Agricolo Sud.

Manovra simile, nei giorni scorsi, era stata promossa dalla Regione per rilasciare acqua nei fiumi Brembo e Serio, come nell'Adda e nell'Oglio. «Gli idroelettici hanno cominciato a turbinare e gli effetti si vedono - spiega l'assessore regionale alle risorse energetiche, Massimo Sertori (foto), che ha promosso dei tavoli coi produttori del settore - ma senza piogge e con questo caldo, al di là del fatto che salveremo buona parte del primo raccolto, le prospettive sono preoccupanti». Alcuni livelli minimi non si possono compromettere: «Le dighe devono tenere un po' di acqua per ragioni di sicurezza energetica - spiega Sertori - per questo ho chiamato sempre anche il gestore Terna. Quello che abbiamo fatto con i produttori italiani non siamo ancora riusciti a farlo con gli Svizzeri».

All'orizzonte, c'è un'interlocuzione con il governo. «Lo stato di emergenza che potremmo chiedere - spiega Sertori - si riferisce a una crisi di acqua potabile.

Invece lo stato di calamità lo si può chiedere quando dovesse esserci il mancato raccolto, con danni quantificabili».

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