Lo hanno ribattezzato la Tour Eiffel di Expo. L'Albero della vita - 2,5 milioni di spettatori al mese, 250mila foto su Instagram e 1,8 milioni di immagini postate su Facebook - non verrà sradicato. Resterà al suo posto. Là dove è nato, al centro del Lake Arena del Cardo. Non verrà né trasferito a Roma (che l'avrebbe voluto per il parco di villa Borghese o per l'Eur) né sarà rimontato in piazzale Loreto (come inizialmente suggerito dall'assessore allo Sport e Tempo Libero Chiara Bisconti). Questione affettiva? Anche, ma soprattutto economica.
«È molto più complesso smontare l'albero e rimontarlo, è un'idea troppo ardita, sembra semplice ma dentro ci sono tecnologie delicatissime. Rimarrà lì» ammette realisticamente il commissario unico di Expo Giuseppe Sala. Alla fine la soluzione più indolore è sembrata quella di non spostare l'Albero ma di lasciarlo al suo posto, spento, per qualche mese. Ovviamente prendendosi cura della manutenzione e della sofisticatissimo software che lo anima. Verrà riacceso solo in primavera, «quando sarà terminata la fase di smantellamento che deve procedere in tutta sicurezza».
Assieme all'Albero rimarranno intatti anche il Palazzo Italia, come era già stato deciso in fase di costruzione, e il Padiglione Zero, il più acclamato e suggestivo dell'Esposizione. «Troveremo il modo di farli vivere» assicura Sala. Al momento infatti non è chiaro come e quando i turisti potranno accedere al nuovo «museo» e all'Albero, ma nessuno ha il cuore di smantellare quello che si è rivelato il vero capolavoro dei sei mesi di manifestazione. «Per ora congeliamo questi valori, facendo in fretta i lavori per maggio. Useremo le prossime settimane per capire se questi valori possono riprendere vita in primavera». Quella di Sala è una promessa, difficile da gestire, ma che riscalda il cuore di chi vuol vedere rivivere l'area di Rho. Contemporaneamente però porta a galla una debolezza del progetto: al momento dell'ideazione non si è riflettuto molto sul dopo Expo. Chi ha sperato di adottare l'Albero si è reso conto dei costi eccessivi, ma sono parecchi i Paesi che hanno chiesto informazioni sul «modello» e sulla «tecnologia». «Ce lo chiedono dall'estero - spiega l'ideatore Marco Balich - ci sono state numerose istanze dalla Cina, da Paesi del Golfo. Ci hanno chiesto delle copie e noi commercializzeremo la creatività e il saper fare italiano. Ma l'originale e l'unico rimarrà qui a Expo». Il saper fare è quello di Orgoglio Brescia che ha realizzato l'opera in pochi mesi nelle sue parti di legno e acciaio: i costruttori bresciani, sentendo i tentennamenti sulla destinazione dell'opera, avevano anche proposto di smontare tutto e riportarsi l'Albero a casa.
«Albero della Vita e Palazzo Italia sono un tutt'uno - spiega l'imprenditrice Diana Bracco, commissario generale del padiglione italiano - Noi nel Palazzo iniziamo la narrazione del Paese che ha il gran finale nella simbologia dell'albero, simbolo verticale che con le sue luci ridà al mondo un segnale di tutta la nostra potenza della cultura, della bellezza, del saper fare. Le due cose non possono vivere separate». E così sarà. Bisogna solo capire chi andrà ad assistere allo spettacolo, come e quando.
«Sento energia diversa e positività, l'Albero della vita è il simbolo di questa positività» sostiene l'ad di Pirelli Marco Tronchetti Provera facendo un bilancio positivo della manifestazione. Un successo per cui ringraziare «Letizia Moratti, che lo ha portato a Milano con grinta, Beppe Sala e Diana Bracco» che «non ha mai smesso di crederci».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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