L'anatema della sinistra Pd «Sala? Con noi non c'entra»

L'area di Majorino all'attacco del commissario: «Cultura e valori diverse, ci farebbe perdere voti»

La sinistra milanese torna a prendersela con Giuseppe Sala. Più la candidatura del commissario Expo emerge nell'area renziano (come unica concreta possibilità in un mare di incertezze) più la minoranza del Pd cerca di smontarla, su due fronti. Da un lato evidenzia limiti e controindicazioni di una sua possibile corsa politica alla carica di sindaco, dall'altro lo punzecchia anche come capo dell'esposizione mondiale milanese ormai agli sgoccioli (con un buon bilancio di visitatori, a dire il vero, anche se il successo economico dell'evento è tutto da verificare).

Ieri nuovo attacco polemico a Sala: è stato il turno di Carlo Monguzzi, ex capogruppo dei Verdi oggi consigliere comunale del Pd di osservanza non renziana e sostenitore dell'assessore candidato Pierfrancesco Majorino. Monguzzi è intervenuto per manifestare tutte le perplessità sue e della sua area sulla possibile candidatura del manager. «Appare un po' dappertutto - ha scritto - che il Pd aspetta o scalpita per Sala sindaco di Milano». Ma «quale Pd? - ha chiesto ironicamente - la stragrande maggioranza dei piddini con cui ho parlato io sono contrari. Magari chiedere prima agli iscritti e ai militanti?». La domanda è ovviamente del tutto pertinente, perché si inserisce nel tormentone che ormai da mesi affligge la sinistra: primarie sì, primarie no. Ora, è chiaro che se Sala decidesse di partecipare alla partita delle Comunali (una volta gestita la chiusura di Expo e una volta appurato che viene considerato un successo) nessuno potrebbe impedirglielo; e nessuno potrebbe impedire alla «filiera» renziana (da Roma alla segreteria milanese) di sostenerlo fino al punto di provare a evitare le primarie (obiettivo inconfessabile ma sempre meno segreto dei renziani). Questa possibilità - non fare le primarie - si potrebbe concretizzare tuttavia solo a una condizione: che nessuno alzi la mano per opporsi. Basterebbe dunque che la sinistra Pd chiedesse la conta interna per ottenere le primarie. E su questo mettono le mani ormai ogni giorno Majorino e i suoi. Monguzzi ha ribadito il concetto: «Se venisse presentato Sala alle primarie - ha scritto - noi sosterremo Majorino e le vinceremo». «Certo Sala - ha scritto - prenderebbe voti dal centro destra ma ne perderebbe un sacco dal centrosinistra, è questo l'obiettivo? Quale sperimentazione politica è mai questa?». «Nulla ho contro Sala, ma nulla c'entra con la mia cultura e i miei valori, e mi pare neanche con quelli del centrosinistra». L'affermazione di Monguzzi pare in effetti difficile da contestare. Tant'è vero che un pezzo di sinistra ufficiale ed esterna al Pd (Rifondazione comunista e una fetta dei comitati) ha già fatto sapere che andrà per la sua strada. E anche un sostegno di Sel al candidato Sala appare a dir poco problematico. I distinguo, poi, aumentano ora che Sala - probabilmente suo malgrado - è diventato come candidato di un mondo milanese molto influente e molto «di centro». Un santuario del sapere, di orientamento liberaldemocratico: la Bocconi. Il presidente dell'università, l'ex premier Mario Monti, pur con tutte le diplomazie possibili e in «professorese» stretto, l'altra sera ha firmato un endorsement in piena regola per Sala. Ma è chiaro che un Sala candidato di Renzi e bocconiani non fa sognare la sinistra.

Ieri il presidente di Assolombarda, Gianfelice Rocca, ha detto no a un «sindaco

manager». «Fare il sindaco è una attività profondamente politica, bisogna unire visione strategica con le esigenze quotidiane dei singoli cittadini» ha detto Rocca. Ma parlava di se stesso, per tirarsi fuori dal totonomi.

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