Chiara Campo
Alla vigilia del silenzio elettorale, Beppe Sala incassa il voto di Basilio Rizzo al ballottaggio. L'ex sfidante della sinistra radicale precisa chiaro a Radio Popolare che parla «a titolo personale», che in consiglio comunale gli farà opposizione, che la sua candidatura è stata una scelta politica sbagliata del Pd, che «nella lista che mi ha sostenuto c'è divisione», non sa quanti lo seguiranno e «c'è stata una profonda delusione nei confronti di Giuliano Pisapia e della sua giunta, è inutile nasconderselo. Ci sono zone della città soprattutto in periferia che sono state abbandonate e per questo sono finite nelle mani della destra, è evidente che è così». Un endorsement insomma che con tutte queste premesse potrebbe non trascinare le masse a votare Sala, ma Rizzo vuole esprimere il voto per «evitare il ritorno del centrodestra» e per «non dare il benché minimo alibi a chi proverebbe a dire, se vincerà Stefano Parisi, che siamo stati noi a consentire il ritorno del centrodestra. Vorrebbe dire cancellare un cumulo di errori» commessi dal centrosinistra a Milano, e di questo bisogna portarne la responsabilità per intero senza buttarla sulla sinistra che ha fatto la sua parte». La resa dei conti post voto se perderà Sala dovrà concentrarsi insomma su Pd e Pisapia. Rizzo peraltro non ha chiesto poltrone o apparentamento, ma blinda Sala su una proposta che rischia di pagare ben più cara di un assessorato. «Chiedo a Sala - ha detto ieri ai microfoni di Radio Pop - che si impegni a consultare i cittadini sulle grandi opere, come il futuro sviluppo della M4 o il recupero degli ex scali ferroviari» che con Pisapia è rimasto al palo anche per il fuoco amico della sinistra in aula. Mr Expo non può che cedere: «Sulle grandi questioni sono favorevole». La sua idea di sviluppo della città rischia di scontrarsi se sarà eletto con le «grandi consultazioni» di Rizzo e compagni.
Il «compagno Beppe» prova fino all'ultimo a prendere le distanze dal premier e da un sindaco a basso gradimento (la lista SinistraxMilano sui ha messo la faccia, anche sui poster, si è fermata al 3,8%). Ieri ha lanciato un appello agli elettori: «Il mio invito è pensate a me e non a Renzi o a Pisapia, al sindacoo di Milano per i prossimi cinque, anzi dieci anni», Chi va alle urne (ed è convinto che ci sarà «una buona affluenza» questa volta) «deve pensare a Beppe Sala. Punto. In questo campagna troppo spesso mi sono sentito dire che sono il candidato di Renzi e di continuità con la giunta Pisapia». Ed evidentemente ha ben presente che non sono due buoni biglietti da visita, o parlerebbe in altri termini. In sala ci sono l'ex vicesindaco Ada Lucia de Cesaris e l'assessore ai Trasporti Pierfrancesco Maran, ma Sala rassicura i delusi di Pisapia: «La mia sarà una squadra equilibrata tra politici di professione e non, ma non è vero che è scontato che ci sarà un travaso automatico degli assessori della giunta Pisapia nella mia, anche se ci sono certamente persone di valore». L'effetto boomerang di queste parole è dietro l'angolo.
Intanto anticipa che lunedì se sarà sindaco andrà a pranzo in un asilo milanese e poichè evidentemente non si fida nemmeno dei voti Radicali, nonostante l'apparentamento con Marco Cappato, ieri ha assicurato: «Oggi lascio Cassa Depositi e Prestiti». I radicali hanno contestato per mesi un'ipotesi di conflitto di interessi. Meglio tardi che mai.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.