L'artista invisibile in Bocconi "Vale più di un monumento"

Il performer cinese eseguirà una sua opera di mimesi nella biblioteca dell'ateneo: «Un simbolo del progresso»

L'artista invisibile in Bocconi "Vale più di un monumento"

Nel mondo dell'arte contemporanea lo hanno soprannominato l'Uomo invisibile o la scultura vivente. La ragione è che il cinese Liu Bolin ha costruito la sua fama internazionale con performance in cui mimetizza il suo corpo nei luoghi che ha deciso di immortalare, attraverso due strumenti: il body painting e la fotografia. Da noi lo abbiamo visto camuffarsi con la Scala di Milano, Trinità dei Monti, la Pietà Rondanini e Castel Sant'Angelo. Oggi si esibirà tra gli studenti della Bocconi nell'ambito di nell'ambito di BAG Bocconi Art Gallery presieduta dal professor Severino Salvemini.

Come nasce, Bolin, questo nuovo progetto?

«Dato che la Bocconi rappresenta una delle migliori università al mondo per quanto riguarda la facoltà di economia, ho pensato questa volta di nascondermi tra i volumi di economia della biblioteca dell'università. I libri che compaiono in quest'opera coprono le principali categorie dell'intera biblioteca universitaria: economia, politica, tecnologia, letteratura, filosofia, raccolta di riviste ecc...».

Il fatto di mettere in gioco l'arte in un luogo di formazione ha un significato particolare?

«Sto creando un'opera d'arte qui, in un luogo internazionale, per comunicare un sentimento d'integrazione tra la storia, la società e la cultura di Milano. Per me rappresenta un'occasione di crescita poter comunicare in un ambiente che rappresenta un'eccellenza a livello mondiale».

La Bocconi è un luogo in cui si studiano i nuovi modelli di capitalismo. Nei tuoi lavori ci sono stati spesso richiami politici agli scenari della Cina, tra comunismo e capitalismo

«Realizzando quest'opera all'interno dell'Università Bocconi, divento sempre più consapevole di quanto in Italia ci sia un profondo rispetto per la personalità di ciascuno e per l'educazione. Con il progredire delle società, lo studio dell'economia e del futuro sviluppo dell'umanità sono diventati dei temi centrali della nostra attualità. Naturalmente qualsiasi ricerca deve tendere a dare una risposta di cui tutti possano trarre beneficio. Sento che è questo il tipo di lavoro che sto realizzando qui. La questione principale del mio lavoro non è risolvere il problema del capitalismo e del comunismo, voglio risolvere il problema di come noi esseri umani ci relazioniamo alla nostra cultura e di come possiamo rispettarla».

L'Uomo Invisibile è una provocazione o una poesia?

«Al momento della mia prima creazione nel 2005, la mia arte era una forma di ribellione contro la società e una forma di resistenza al mio destino (la distruzione del mio quartiere smantellato dalle autorità cinesi). Quindi da un certo punto di vista il mio lavoro è una poetica individuale, una lotta individuale. So che non riuscirò mai a cambiare la società, ma ci provo comunque».

Come nasce il legame con l'Italia?

«Nasce dall'amore per i dipinti e le sculture dei grandi maestri italiani, per la storia di una cultura così mastodontica. Il rispetto per le altre persone e culture è un importante bene spirituale per me. Per continuare a crescere è necessario conoscere il mondo.

Sento che venire in contatto con gli italiani in Italia e con la cultura italiana, è sempre una fonte di apprendimento molto preziosa per me. Oltre ad avere il supporto della mia galleria italiana, di Giorgio Gaburro, di Beatrice Benedetti e del loro staff».

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