«Lascio il Consiglio, io non sarò un politico a vita»

«Non ho ancora deciso il nome della società». E si è già dimesso? «So già abbastanza del mio futuro: vorrei creare una società di consulenza pubblica e privata nel settore della trasformazione urbanistica». Non è da tutti i giorni che un politico annunci le propri dimissioni. E che queste dimissioni siano vere, complete ed esecutive. Da qui l'insistenza sulle intenzioni future di Carlo Masseroli, ex assessore all'Urbanistica del Comune di Milano. Il fatto è che l'esponente del Pdl di area ciellina lascia il consiglio comunale e così anche l'importante incarico di capogruppo.
I colleghi gli rendono onore. E il capogruppo della Lega, Alessandro Morelli, ne fa un esempio vivente di quanto siano qualunquistici i discorsi che attaccano i politici. A prescindire. «La scelta di Masseroli dimostra quanto la politica sia una passione sana - dice Morelli -. E Carlo non è certo un'eccezione, malgrado per i titoloni o per chi ha nel suo programma solo l'antipolitica siano appetibili notizie di altro tipo». I riconoscimenti arrivano da destra e al sindaco, Giuliano Pisapia. Forse i perplessi sono i più vicini.
I suoi colleghi di partito sono rimasti male?
«Io gliel'avevo preannunciato che prima o poi mi sarei dimesso, loro non ci credevano. Alcuni mi hanno detto che sarebbe stato meglio se non lo avessi fatto».
Quali sono i motivi delle sue dimissioni?
«Sono stati dodici anni di esperienza eccezionale, ho ricevuto dalla politica molto più di quel che ho dato, ma una stagione per me si è chiusa. Voglio provare che il bene pubblico può essere giocato anche da un ruolo privato. In questo momento mi sembra più sfidante».
Allora è un addio alla politica?
«Non è che chi fa politica lo debba fare per sempre. La politica non è un incarico a vita. E voglio provare a fare dall'altra parte ciò che ho fatto da assessore. È un addio nel senso etimologico del termine: mi rimetto a Dio. In futuro vedremo. Ma questo non è un momento in cui si possano fare tutte e due le cose».
Vede un'incompatibilità tra la politica e l'attività di consulente?
«Bisogna fare attenzione: in questo momento fare attività politica e professionale rischia di essere frainteso. Soprattutto nel parapubblico genera un pasticcio».
Come valute il richiamo all'unità del coordinatore Mantovani rivolto principalmente a Cl?
«Se l'obiettivo è superare gli steccati, mi sembra una posizione molto corretta. Leggo la sua preoccupazione come positiva. Vale per la Regione e per il Comune».
Lei tifava per la candidatura di Albertini è l'intesa con Monti. Le sue dimissioni c'entrano con questa vicenda?
«Mi auguravo che fosse un tentativo di rinnovamento del centrodestra nella medesima direzione auspicata anche da Berlusconi. Purtroppo così non è stato. Monti si è impoverito nel tempo».


Deluso dal mancato trasferimento in Regione?
«C'è stata questa possibilità, poi la scelta è caduta su altri. Non si può pretendere di avere spazio politico per tutta la vita e io sono solo grato di tutto ciò che ho avuto l'opportunità di fare».

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