di Carlo Maria Lomartire
«Mamma, cosa vuol dire eccesso di zelo?». Se il vostro bambino, curioso come tutti i bambini, dovesse farvi questa bizzarra domanda, ora sapreste come rispondergli, con un bell'esempio a portata di mano: «Vuol dire, piccolo mio, comportarsi come l'assessore Cristina Tajani (nella foto), che andando a portare il saluto del Comune di Milano a diecimila musulmani riuniti all'Arena civica per la cerimonia di chiusura del Ramadam, si è rivolta a loro in arabo». E poi potreste aggiungere che di solito eccede in zelo chi crede di aver qualcosa da farsi perdonare, chi si sente in colpa o almeno in debito verso i suoi interlocutori. E secondo una certa ideologia piagnona della sinistra, noi europei, noi occidentali abbiamo sempre qualcosa da farci perdonare, da chiunque altro.
In realtà il comportamento della Tajani è molto di più e peggio di un pur imbarazzante eccesso di zelo. È un comportamento grave sul piano civile, culturale e istituzionale. «Ho voluto mettere al centro il concetto di cittadinanza della città capace di riconoscere le differenze», ha spiegato l'assessore che invece dovrebbe sapere che il concetto di cittadinanza implica doverosamente l'uso della lingua nazionale, che non si può diventare cittadini italiani se non si parla italiano. L'assessore racconta che il vescovo di Terlizzi le ha insegnato «la convivialità delle differenze», ma non precisa - e a lei dovrebbe interessare - se questa «convivialità» implica uguali diritti per le donne. Insomma ben vengano immigrati da ogni angolo del mondo ma rispettino le nostre regole, il nostro modo di vivere e parlino la nostra lingua. Perciò la zelante facente funzioni di sindaco avrebbe dato una bella lezione di educazione civica rivolgendosi nella lingua nazionale ai diecimila fra cittadini italiani (pochissimi), aspiranti tali (pochi) e musulmani che italiani non sono e non vogliono diventare (la maggioranza).
Ma già, per l'ideologia arancione della giunta Pisapia l'islamico non è un immigrato come tutti gli altri, gli isilamici sono immigrati speciali che vanno trattati con il massimo riguardo, e non solo perché sono tanti. Avrebbe forse, la zelante signora Tajani, parlato in spagnolo alla festa nazionale che gli ecuadoriani celebrano con allegria colori e musica nelle strade di Milano? E ad una celebrazione organizzata da immigrati provenienti da Sri Lanka avrebbe parlato in singalese o tamil? E come si sarebbe comportata con i filippini che forse non sono meno numerosi dei musulmani? Ma già, quelli sono cristiani, non contano.
Poi c'è la penosa gaffe culturale, perché l'assessore (che ad ogni buon conto il velo da mettere zelantemente sul capo se l'era portato, «ma non l'ho indossato perché non ho partecipato alla preghiera» spiega quasi con rammarico) sembra ignorare che, sebbene la lingua del Corano sia solo l'arabo, i musulmani non sono tutti arabi ma ce ne sono centinaia di milioni di tante altre etnie profondamente diverse. Una ragione di più per rivolgersi a tutti musulmani presenti all'Arena nell'unica lingua franca ammessa in quella situazione soprattutto da parte di un rappresentante delle istituzioni: l'italiano.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.