L'assessore ai giovani medici «Lavorerete al San Raffaele»

L'assessore ai giovani medici «Lavorerete al San Raffaele»

È un'occupazione garbata ma tenace. Gli specializzandi dell'Università Vita e Salute non hanno intenzione di mollare il colpo e proseguiranno la loro protesta a oltranza. Fino a quando avranno precise garanzie di poter lavorare, una volta finiti gli studi, nei reparti dell'ospedale San Raffaele.
I giovani medici si sono organizzati con sacchi a pelo, computer e caffè a volontà per proseguire l'occupazione del rettorato anche di notte. E ieri hanno ricevuto la visita dell'assessore lombardo alla Sanità Mario Melazzini, accompagnato dal preside di Medicina, Massimo Clementi. «Ragazzi - ha promesso l'assessore -, vi assicuro che la giunta regionale lavorerà a stretto contatto con l'ateneo e con il ministero per risolvere questa situazione». Se verrà riconfermato, Melazzini, subito dopo la pausa elettorale, cercherà di sbrogliare tutto «in tempi rapidi e garantendo il legame tra ateneo e ospedale».
«Quelle dell'assessore - commenta Luca Vago, specializzando in ematologia al quarto anno - sono parole rassicuranti. Ci sentiamo più motivati a proseguire la nostra battaglia. Non abbiamo intenzione di cedere fino a quando non sarà raggiunto un accordo ufficiale». La richiesta degli specializzandi è semplice: loro si sono iscritti all'università Vita e Salute per poter lavorare al San Raffaele, e non altrove. Altrimenti, molti di loro avrebbero scelto un altro ateneo per studiare medicina, facendo risparmiare anche un bel po' di denaro alla famiglia. Ora che si ventila l'ipotesi di una nuova convenzione dell'università con un altro ospedale, gli studenti si sentono «raggirati» e traditi.
A scatenare la protesta è stata una lettera del presidente del cda dell'università, Raffaella Voltolini, inviata al ministro dell'Università e ricerca, Francesco Profumo, in cui spiega che, alla luce della disponibilità dell'ospedale San Raffaele a «limitare il rapporto convenzionale per il solo anno accademico 2013-2014», ora «è in fase di valutazione un rapporto convenzionale con altro ente ospedaliero di grande prestigio, sicuramente idoneo a fornire la formazione di studenti di area medica». La partita si gioca tra università e ministero. Il patron dell'ospedale Giuseppe Rotelli non si pronuncia. Qualche mese fa Rotelli aveva pensato di lasciar scadere la convenzione con Vita e Salute e di fondare un nuovo ateneo fotocopia, la Libera Università San Raffaele, per svincolarsi dal potere assoluto dei Sigilli e chiudere definitivamente con l'era e le regole alla Don Verzé. A mediare era intervenuto il ministero e si era ipotizzata una soluzione alternativa: anziché aprire una seconda università, si sarebbe potuto strutturare in maniera equa il cda: quattro membri scelti tra i fedelissimi di Don Verzé, quattro nominati dall'ospedale di Rotelli e un «garante» indicato dal ministero dell'Università. Le trattative sono ferme a questo punto.

E la convenzione con un ospedale che non sia il San Raffaele è un elemento che spiazza nuovamente gli studenti. Soprattutto quelli che cinque o dieci anni fa si sono iscritti all'università di via Olgettina sognando di diventare medici al San Raffaele e senza sospettare nessuna «separazione in casa».

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