Una nuova giornata di alti (pochi) e bassi (molti) fra Lega e Formigoni. La polemica nella maggioranza regionale è salita ancora, poi è sembrata tornare sotto il livello di guardia, ma la tensione resta . Tutto parte dall'ennesimo ultimatum che dallo stato maggiore del Carroccio è partito, in direzione del governatore lombardo. «O fai come diciamo noi o andiamo tutti a casa» hanno avvertito i «lumbard», con il nuovo segretario lombardo Matteo Salvini. Ma Formigoni non si è fatto impressionare, anche perché a dire il vero l'«ultimatum» non era esattamente un inedito. Il governatore è andato a «vedere» la sfida della Lega, rilanciando: «Le richieste della Lega riguardano materie le cui deleghe assessori li ho affidato a leghisti - ha spiegato - se poi la Lega è insoddisfatta delle azioni in questi campi provvederà a licenziare i suoi assessori ma noi andiamo avanti a lavorare». «Facciano quello che vogliono per carità - ha ribattuto Formigoni - non possiamo stare qui a preoccuparci di quello che dicono un giorno e di quello che dicono il giorno successivo». Al governatore ha risposto il segretario Roberto Maroni, spostando il problema dagli uomini alla linea della Regione: «L'assessore alla sanità è della Lega, - ha ammesso - ma detto questo le nostre considerazioni restano. Salvini ha posto questioni concrete, non ideologiche, sui ticket ad esempio, a cui non abbiamo ricevuto risposta. Ed è la Regione, la giunta che deve rispondere, non l'assessore alla sanità».
Il presidente della Regione non si è lasciato scappare l'occasione per un'ulteriore precisazione: «Le decisioni le prende la Giunta - ha riconosciuto - ma le proposte le fanno gli assessori di competenza. In questo caso, se gli assessori di competenza, leghisti, non si faranno avanti sarò io stesso a proporre soluzioni concrete che ho già pronte: per me l'interesse dei cittadini viene davanti a tutto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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