
Il braccio di ferro ingaggiato dal segretario della Lega Matteo Salvini con gli alfaniani del Nuovo centrodestra per le candidature alle ormai vicine elezioni in alcune regioni, rischiano di terremotare la Lombardia e la giunta Maroni. Perché a essere coinvolta è ovviamente anche Forza Italia e in gioco c'è una mappa del centrodestra da ridisegnare dopo l'avanzata del Carroccio sotto la spinta lepenianana di Salvini e la fedeltà di Angelino Alfano a quel governo Renzi che a sua volta ha infranto il patto del Nazareno stretto con Silvio Berlusconi.
Un nuovo scenario che ha spinto lo stesso Salvini a escludere alleanze con Alfano, provocando secondo quanto riportato ieri da Repubblica la reazione di un Berlusconi che nella partita ha subito messo anche la Lombardia a guida leghista. Perché secondo Fi l'alleanza con Alfano per appoggiare il governatore della Campania Stefano Caldoro non si deve toccare. Così come, secondo i retroscena, Berlusconi non ci starebbe a essere escluso insieme a Ncd dalla corsa in Veneto dove non sembra impossibile sconfiggere la debole ladylike del Pd Alessandra Moretti. Una corsa al momento a ostacoli quella della Lega, visto il persistente fuoco amico del sindaco di Verona Flavio Tosi contro il governatore Luca Zaia appoggiato da Salvini e Maroni. Con Berlusconi e la task force di cui fanno parte anche Giovanni Toti, Debora Bergamini, Paolo Romani, Maria Rosaria Rossi e la coordinatrice lombarda Mariastella Gelmini convinta che senza alleanza in Campania e Veneto sarebbe assurdo anche appoggiare la giunta Marioni in Lombardia. Un simul stabunt aut simul cadent ripetuto da tempo anche dagli alfaniani più ostili a Salvini, a partire dall'ex governatore Roberto Formigoni.
Ma ora i nervi sono a fior di pelle, come ha dimostrato la rissa di martedì in aula tra il presidente del consiglio regionale di Ndc Raffaele Cattaneo e Fabrizio Cecchetti, il suo vice leghista. A far tracimare una tensione latente da settimane l'espulsione di quest'ultimo al termine della sfilata dei leghisti con addosso le magliette «Renzi a casa» indossata contro il regolamento per lanciare la manifestazione di sabato a Roma. Ma è chiaro che a covare sotto la brace è ben altro fuoco. Come ha dimostrato anche ieri Salvini chiedendo a Berlusconi dai microfoni di Radio Padania di «decidere se preferisce Alfano o costruire un progetto con la Lega». E riguardo alla minaccia di far cadere la giunta Maroni, la risposta un po' arrogante è stata: «Non siam mica qui a giocare a Risiko o a briscola chiamata». Poi, proprio presentando la manifestazione «Renzi a casa», un ancor più chiaro «come faccio ad allearmi con chi è al governo e taglia 4 miliardi alle Regioni, mandando 2mila immigrati in Veneto? La Lega non va con Ncd e Berlusconi farà le sue scelte». Ricompattare il centrodestra? «Non a tutti i costi», taglia corto. Pronta la replica del senatore di Fi Maurizio Gasparri: «Sbaglia chi fa di tutto per impedire la ricomposizione del centrodestra.
Salvini punta a voti per sé, spaccando Lega e centrodestra e così innesca rotture a catena. Veti e confusione al Sud come al Nord portano dritti allo sfascio, come potrebbe succedere in Lombardia. Un gioco al massacro che va fermato».