L'ex sindaco getta la spugna dopo le accuse E attacca: «Su di me campagna diffamatoria»

Conta più il consenso popolare o una velina del Ros? Contano più le primarie del Partito democratico o le campagne di stampa? Ieri sera Bruna Brembilla, ex sindaco Ds di Cesano Boscone, ex assessore provinciale, butta la spugna. La Brembilla deve prendere atto che le 1.898 preferenze incassate alle primarie del 29 dicembre non le daranno il diritto di essere candidata alle elezioni politiche di febbraio, e che dovrà cedere il posto a qualcuno che ha preso meno voti di lei. Il motivo: la Brembilla si porta addosso il sospetto infamante di essere scesa a patti con i portatori di voti delle famiglie calabresi. É stata indagata, è stata prosciolta con formula piena su richiesta della stessa Procura. Ma il marchio d'infamia, per i «duri e puri» del Pd milanese, l'è rimasto addosso. Negli ultimi giorni il tam tam di Internet chiedeva la sua testa. Una lettera ai vertici del Pd, primo firmatario Nando Dalla Chiesa, ha invocato la sua espulsione dalle liste. Alla fine lei stessa ha capito che Bersani si sarebbe piegato alle richieste di giustizia sommaria. E ieri sera, prima che da Roma arrivasse la decisione ufficiale, decide di fare un passo indietro: «Nei giorni successivi alle primarie è cresciuta una campagna di stampa infondata e diffamatoria nei miei confronti, volta a colpire anche il Pd. Oggi, per senso di responsabilità, consapevole della delicatezza del momento politico che stiamo vivendo, decido di rinunciare alla candidatura».
Il tema solleva interrogativi di ordine generale. Sarà anche vero che gli articoli di stampa ci sono stati, e veniva da un organo come «Il Fatto Quotidiano», ostile al Pd. Ma è anche vero che a chiedere la rimozione della Brembilla è stato anche un pezzo non marginale del suo partito. Ed è questo «fuoco amico» alla fine a costringerla alla rinuncia. «Continuerò, in ogni modo e luogo la mia azione, anche nei confronti di chi ha superficialmente e colpevolmente offeso la mia onorabilità» scrive. Ma chi la conosce sa che l'abbandono le è costato molto, anche perché era convinta di avere dimostrato ampiamente la sua innocenza.

Nel suo blog rivendicava le azioni in difesa della legalità svolte come sindaco e come assessore, raccontava il trauma dell'indagine: «Scoprii di essere stata intercettata e video osservata, io, la mia famiglia e le persone amiche. Tutto partì nel 2006 da un esposto anonimo e le indagini si conclusero nel 2008 con la richiesta di archiviazione». Evidentemente, non è bastato.

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