Lezioni su Ius soli e islam Respinto l'ultimo blitz: la censura del Pd fallisce

La Zona boccia la mozione della sinistra Vince l'assessore che ha denunciato il caso

Foto d'archivio
Foto d'archivio

Alla fine non ci hanno creduto neanche loro. Al gioco delle tre carte imbastito per difendere le lezioni ad alto tasso di politica non ci ha creduto neanche la sinistra. E la mozione di censura in Zona 9 è stata bocciata con 21 voti contrari, due astenuti e solo 7 favorevoli, in pratica meno dei consiglieri municipale in forza a Pd e alleati. Si chiude così, con un flop dei Democratici, il caso delle lezioni su Ius soli e islam che tanto imbarazzo hanno procurato nei giorni scorsi al partito. Il Municipio 9 era diventato il punto di caduta istituzionale della vicenda perché era stata una assessore municipale, Deborah Giovanati, la prima a denunciare pubblicamente il caso: il centrosinistra aveva cercato di «rigirare la frittata» accusandola di aver interferito con le scelte della scuola e questa accusa paradossale era diventata prima un comunicato dei gruppi municipali e poi una mozione di censura, presentata da una consigliera del Pd, Vanessa Senesi, con l'obiettivo di «sfiduciare» l'assessore sostenuta da tutto il centrodestra.

Giovanati aveva sollevato la questione quando è emerso che una scuola della Zona ha invitato una consigliera comunale, Sumaya Abdel Qader (oltre al gruppo scuola dell'Arcigay). La consigliera eletta col Pd era stata chiamata a parlare con gli studenti di un tema delicatissimo: il ruolo della donna nell'islam. E alla fine ad annullare l'appuntamento è stata la preside, informata del fatto che quella che era stata presentata come una «scrittrice» è anche e soprattutto consigliera Pd e un'ex dirigente dei centri islamici. Un caso simile poi è scoppiato in Zona 8, quando è stata pubblicata la foto di due esponenti del Pd che hanno incontrato per due ore gli studenti parlando con loro del tema cittadinanza (e Ius soli). Sulle lezioni senza contraddittorio è intervenuto con proteste e interrogazioni tutto il centrodestra, dalle Zone alla Camera. Ma il Pd (fra l'altro con l'assessore Pierfrancesco Majorino e la responsabile scuola Simona Flavia Malpezzi) invece di spiegare e scusarsi ha messo sotto accusa coloro che hanno chiesto chiarezza, evocando fantomatiche «campagne» delle «destre» contro «il valore del rispetto della diversità». Ma era chiaramente un plateale tentativo di compattare le fila agitando lo spauracchio del nemico ideologico alle porte. Un pretesto insomma, per uscire dall'imbarazzo trovando il «colpevole» nell'assessore Giovanati che insieme alla Lega ha svelato il giochino. Sono volate accuse di discriminazione, ingerenza e chissà cos'altro. E qualcuno a sinistra ci ha pure creduto. Non tutti però, a giudicare dall'esito della mozione. In aula ha parlato anche l'Anpi. Il centrodestra ovviamente ha sostenuto l'assessore, e anche i 5 Stelle non hanno ravvisato niente di scorretto nella sua condotta. A sorpresa, il capogruppo Pd non è intervenuto e alla fine i voti per la censura sono stati 7. «Il voto conferma che non c'era niente di censurabile - commenta Giovanati - io non faccio passi indietro, non ho mai discriminato nessuno, ho chiesto informazione per i genitori e pluralismo. Ho appena definito una proposta di giunta da deliberare un consiglio, per mettere a disposizione fondi per progetti anti-discriminazione, anti-radicalizzazione e anti-bullismo, a condizione che siano rispettati alcuni parametri.

Le scuole possono affrontare certi temi, se c'è informazione ed equilibrio. Ma la scuola statale non può essere di parte. Chi crede in un'ideologia deve avere il coraggio di aprire una scuola, poi lotteremo insieme per la parità scolastica».

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