Via libera del centrodestra Ecco cosa vogliono gli altri

Pd avverte: «Non chiedete tutti i poteri a Roma»

Il Pd vuole sedersi al tavolo dell'autonomia. E i 5 Stelle non vogliono abbandonarlo. Chiusa la fase delle accuse e passato un voto che un bel pezzo della sinistra ha cercato di boicottare, ora è iniziata una partita nuova e i dem sono interessati a giocarla, facendo pesare anche il loro peso romano e regionale. Questa svolta è emersa chiaramente ieri in Consiglio, già dall'intervento del capogruppo Enrico Brambilla, che ha parlato dopo il governatore Roberto Maroni e al netto di qualche strascico polemico lo ha fatto abbandonando i toni da campagna (anti)referendaria e dichiarando la disponibilità del suo gruppo a collaborare: «Se si farà un lavoro serio, il Pd ci sarà». Il concetto è stato ribadito dal segretario lombardo Alessandro Alfieri, che ha evocato le insidie della trattativa che il governatore dovrà aprire col governo nazionale: «Sa benissimo come è difficile portare avanti trattative a Roma -ha detto - tutti avremmo difficoltà». «Se vuole farlo con la logica del prendere o lasciare non funziona. Se vuole un progetto condiviso noi ci stiamo». Il Pd invita il Pirellone a non chiedere a Roma l'intera posta delle competenze concorrenti. «Non può dire le materie sono quelle 23». «Noi abbiamo detto che l'energia deve tornare a livello nazionale». Anche i 5 Stelle hanno dimostrato di voler stringere la mano tesa del governatore. Anche loro con una condizione: il no al residuo fiscale: «Ambiente, dissesto idrogeologico, sviluppo e innovazione e istruzione sono le materie sulle quali una gestione dal basso, dalla nostra regione, può fare la differenza - ha detto Stefano Buffagni - Siamo assolutamente favorevoli a lavorare sulla finanza pubblica, ma il tema del residuo fiscale non può entrare nella trattativa».

Dalla maggioranza, invece, via libera senza riserve. Da esponente di Lombardia popolare, il presidente Raffaele Cattaneo ha confermato la scelta culturale dell'autonomia, abbinata alla solidarietà vera, che non presuppone il finanziamento degli sprechi. Quanto al contenuto della proposta da inviare a Roma, ha suggerito una lista di priorità. La Lega, con Massimiliano Romeo, si è tolta la soddisfazione di smascherare ambiguità e contraddizioni del Pd, rivendicando la lunga storia federalista del Carroccio. «Un lombardo su due ha espresso una volontà inequivocabile - ha detto Stefano Bruno Galli (lista Maroni) - conferendo al governatore un fortissimo mandato». Lo stesso mandato di cui ha parlato il capogruppo di Forza Italia, Claudio Pedrazzini: «Il mandato di oltre 3 milioni di elettori non può essere snobbato dallo Stato» ha detto, evocando un percorso unitario, che unisca allo sforzo anche le altre Regioni. Riccardo De Corato (Fdi) ha rimarcato il valore del richiamo all'unità nazionale, contenuto nel quesito.

La destra del centrodestra vorrebbe ancorare il regionalismo a un vero presidenzialismo. Infine ha messo in guardia sui tempi, dal momento che il voto in Sicilia potrebbe terremotare la vita stessa del governo Gentiloni.

AlGia

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