di Luca Doninelli
È urgente, urgentissimo che torniamo a chiederci che cos'è, esattamente, un Bene Culturale. Se, per esempio, la chiusura di una libreria storica di Milano, o la messa in cassa integrazione di sessanta dipendenti di un'altra libreria storica, non equivalgano al crollo di una chiesa o di un palazzo importanti, o alla distruzione di un celebre affresco. E' quello che sta accadendo nella nostra città. E' già accaduto per i cinema, ora tocca alle librerie. Io però domando: a che servono le code davanti ad Amore e Psiche se la libreria Hoepli (una tra le più belle d'Europa, come scrive giustamente Francesco M. Cataluccio su «Doppiozero») è costretta alla cassa integrazione? E se la libreria Utopia - luogo tra i più vivi per la cultura milanese - è costretta a chiudere la sue sede di Largo La Foppa per riaprire nella rispettabilissima ma semiperiferica Via Vallazze? E l'elenco non si riduce certo a questi due nomi.
La colpa è degli affitti troppo cari, sento dire da anni. Intanto il centro cittadino si desertifica a poco a poco. La cultura si sposta in periferia, nell'hinterland. Vorrei ricordare, tanto per fare un esempio, che uno dei luoghi espositivi più originali nella Milano degli ultimi anni - Casa Testori - si trova a Novate.
Un Bene Culturale non può essere soltanto una testimonianza del passato. Di testimonianze del passato, cari amici, si muore.
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