«Tantissimi, tutti allegri e colorati». Ma è andata proprio così? I partecipanti al corteo di sabato erano tutti pervasi da un universale afflato irenista contro tutti i muri? Non si direbbe proprio a giudicare da certi striscioni, da alcuni volti, da diversi nomi e da qualche sigla. Per esempio dell'islam politico. Non sfuggirà ai più attenti che la Comunità ebraica non ha aderito alla marcia, al contrario dell'Ucei.
La manifestazione non è stata (solo) una sfilata folkloristica: cancellare contraddizioni e ambiguità non è possibile. Vale per esempio per le contestazioni, che non possono essere ridotte alle escandescenze di qualche scalmanato dei centri sociali. Politicamente parlando c'era mezzo corteo che sfilava contro il Pd, cioè contro le politiche e i provvedimenti che il suo governo ha concepito e messo in atto in materia di sicurezza e immigrazione.
Ma come detto non è questa l'unica contraddizione, l'unico motivo di inquietudine. Nei resoconti per immagini della marcia, intanto, si nota uno striscione del Bds, il movimento per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni contro Israele. Campeggiava, perfettamente a suo agio, fra le bandiere falce&martello di Rifondazione Comunista. Il consigliere comunale Matteo Forte, proprio sul Giornale aveva avvertito: «La manifestazione è il saldarsi a sinistra di un'alleanza tra il laicismo intollerante al fattore religioso e l'islam politico», per poi mettere il dito nella piaga con domande rimaste senza risposta: «Che c'entrano i Sentinelli, con Islamic Relief, realtà legata alla Fratellanza musulmana che propaganda odio contro Israele? Che c'entra il Checcoro coro Lgbt con Rassmea Salah, ex consigliera Pd a Bresso che il 2 agosto 2014 postava su Fb indignata con Renzi che chiedeva dall'Egitto il rilascio di un soldato israeliano rapito: Sono schifata. Non so se vergognarmi di più per l'Egitto, l'Italia o il Pd'? Che c'entra l'Arigay Milano con il Progetto Aisha, la cui presidente condivide post per bloccare i finanziamenti al terrorismo israeliano ed è figlia di Mohamed Bahà el-Din Ghrewati sostenitore della legalizzazione della poligamia?». Nel corteo c'era la sigla dell'Ucoii, c'erano le Donne musulmane, i Giovani musulmani e molte delle sigle del Caim milanese.
Islamic Relief ha smentito in passato legami coi Fm. Comunque una ricostruzione entusiastica va bene forse per i promotori e per i loro fervidi supporter. Qualche problema, nella pancia del corteo, c'è eccome. I Giovani musulmani di Milano, per esempio, hanno aderito e lavorato per la marcia. Lo hanno definito un «sabato scoppiettante» perché subito dopo, in collaborazione con Islamic Relief, sono andati ad accogliere nella sede dell'Alleanza islamica d'Italia (sigla inserita nella black list degli Emirati arabi) l'«onorevole ospite» Sheikh Rajab Zaki.
Rigorosamente separati (donne da una parte, uomini dall'altra) hanno ascoltato un importante messaggio, che ha infuso loro «una grande carica spirituale in vista del sacro mese di Ramadan». E quello di Zaki è un nome che torna dopo qualche anno, quando fu definito predicatore d'odio e accusato di sostenere i movimenti fondamentalisti contro Israele.
«La guerra santa islamica - le sue parole ricordate allora - è un obbligo imprescindibile per tutti i musulmani e le musulmane da espletare in tutti i modi, sacrificando la propria vita o con il denaro, la parola o il cuore».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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