La Lombardia deve tagliare 284 milioni. Tutti i ministeri insieme solo 160. «Sfido qualcuno dei tecnici a spiegarmi queste cifre». E questa è solo uno dei conti che non tornano all'assessore regionale al Bilancio, Romano Colozzi (nella foto). I soldi per i treni non ci sono. E anche la sanità sconta dubbi enormi, come le cifre che lo Stato ha tagliato negli ultimi anni agli enti a cui chiede di organizzare i servizi più importanti. Trasporti e salute. I due compiti principali assegnati alle Regioni sono travolti da quella che Colozzi definisce «perenne emergenza», che impedisce agli enti locali di lavorare con un minimo di certezze indispensabili ad andare avanti. E infatti questa certezza oggi non c'è. «Il trasporto pubblico locale su ferro (i treni, ndr) - a oggi non è finanziato». Lo scandisce e lo conferma Colozzi. «Ci è stato tolto il 90% del finanziamento». Si parla di un colpo di mannaia da 700 milioni e poi un miliardo, su un totale di un miliardo e 200 milioni. Lo scenario è drammatico. Gli sbocchi al momento sono rinviati a un tavolo aperto fra Regioni e Governo. Un tavolo che per le Regioni vede in prima fila proprio Colozzi, che ha avanzato una proposta. «Lo Stato rinunci a una parte delle accise sui carburanti. Non può continuare a tenere per sé le entrate, delegando alle Regioni ai servizi azzerando poi le risorse per garantirli». Oggi alternative non ce ne sono: «O si ferma tutto o si grava ancora sui cittadini». Un aumento dei biglietti ci sarà, ma è quello che era già stato programmato in base ai meccanismi passati.
La pressione fiscale è già a livelli altissimi e la prospettiva di nuovi aumenti il Pirellone oggi non la vuole neanche prendere in considerazione. Si ragiona ancora di come si taglierà. «Mi aspetto che la nostra proposta venga accettata, le cifre non sono esorbitanti come quelle della sanità». Il capitolo sanità è l'altro buco nero dei rapporti fra Stato e Regioni. Si parla di posti letto, di un indice che dovrà passare da 4,05 a 3,7 posti letto ogni mille abitanti. La Cgil parla di 2.700 posti in meno. Ma non è questo il punto, secondo l'«uomo dei numeri» del Pirellone. «Si parla di posti letto perché il governo non ha altri numeri. Ma quello è solo un dato, e il numero degli addetti che gravitano intorno ai posti letto? E le altre spese?». Insomma, al di là degli anglicismi, spending review, secondo il Pirellone siamo ai soliti vecchi tagli lineari. E si torna ai numeri: «In passato la spesa sanitaria aumentava dell'11% all'anno, negli ultimi anni del 2%, l'inflazione. Ora si parla di una riduzione». Insomma, si taglia la carne viva. In numeri si traduce così: «Novecento milioni in meno, il 16,7% dei quali per la Lombardia. Come dire 140 milioni». E come detto, per il Pirellone il vero problema è che non si guarda dentro i numeri, neanche stavolta. Vale anche per i treni: «Noi - spiega ancora Colozzi - abbiamo fatti investimenti ingenti, per esempio per l'acquisto dei treni. Oltre un miliardo. Questa cifra è per noi è sotto la voce trasporto pubblico locale. Altri la inseriscono sotto la voce acquisto di beni e servizi. Significa che a noi il Governo impone un taglio degli investimenti, non degli sprechi».
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