Per l'Ordine dei medici di Milano è ancora un giallo il caso di M.L., il pediatra 54enne dell'hinterland milanese arrestato con le accuse di violenza sessuale su un paziente dodicenne che seguiva in una clinica privata del capoluogo lombardo, di detenzione di materiale pedopornografico e atti persecutori.
«Non sappiamo ancora se l'ordine di appartenenza è il nostro», spiega Roberto Carlo Rossi, presidente dell'Ordine dei medici di Milano. «Per ora non ci è arrivata alcuna notifica in merito», precisa, e «nessuna notifica» è arrivata nemmeno nel 2006, quando il professionista era stato condannato in via definitiva a 8 mesi per un reato analogo.
«Vogliamo e dobbiamo sapere se questo pediatra appartiene al nostro ordine», si sfoga Rossi che annuncia di avere scritto «già ieri pomeriggio» (lunedì per chi legge, ndr) alla Procura per avere informazioni. «Vorrei migliorare il rapporto dell'Ordine con il procuratore capo di Milano e con il presidente del tribunale penale per porre la questione, perché vorrei che in futuro tutti i procedimenti aperti o chiusi nei confronti di medici iscritti al nostro Ordine ci venissero comunicati».
Più in generale, al di là del singolo caso, il presidente di Omceo (Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri) Milano lamenta un «buco di comunicazione da parte dell'autorità giudiziaria «un po' per tutte le vicende del genere, anche meno clamorose, che riguardano persone iscritte ad albi, non solo a quello dei medici, per le quali vengono aperti o chiusi procedimenti penali».
Ma Rossi auspica anche un'azione di pressing anche da parte della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici: «Bisognerebbe chiedere che il legislatore metta per iscritto, nero su bianco nei codici, l'obbligo di informare qualsiasi Albo di un eventuale procedimento penale a carico di qualsiasi iscritto. Se la Fnomceo è d'accordo, sarebbe utile che si facesse portavoce del problema».
Anche il Movimento italiano genitori (Moige) «si costituirà parte civile contro il pediatra di Milano» arrestato con l'accusa di violenza sessuale su un dodicenne, «e contro quanti si sono resi complici sottovalutando la pericolosità dell'imputato nel rapporto con i minori». Lo comunica Maria Rita Munizzi, presidente nazionale del Moige, ritenendo «inammissibile che una persona condannata per possesso di materiale pedopornografico otto anni fa continui ad esercitare una professione che prevede lo stretto contatto con i minori. Chiediamo spiegazioni all'Ordine dei medici competente».
«È inspiegabile - incalza Munizzi in una nota - che il medico abbia continuato a esercitare la professione anche qualora siano stati presi provvedimenti per i reati precedenti. Come se non bastasse, le indagini ancora in corso potrebbero evidenziare ulteriori abusi compiuti dal medico su altri piccoli pazienti».
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