Un brutto palazzo a suo modo storico, perché ha ospitato pezzi importanti delle vicende recenti di Milano, viene venduto e gli inquilini subito sfrattati. Non ci sarebbe troppo di strano se gli inquilini non fossero gli investigatori della Procura della Repubblica, gli uomini della polizia giudiziaria che da quelle stanze, a poche decine di metri dal tribunale, tirano le fila delle indagini agli ordini dei pubblici ministeri. La vicinanza anche fisica tra pm e investigatori è da sempre essenziale: nel giro di pochi minuti finanzieri, poliziotti e carabinieri possono rispondere alle convocazioni del magistrato di riferimento. Invece nelle prossime settimane le sezioni di polizia giudiziaria dovranno traslocare in periferia. E sulla sorte del brutto palazzo ci sono molti interrogativi e poche risposte.
Indirizzo: piazza Umanitaria 5. E non è casuale perché siamo a ridosso della sede della Società Umanitaria, ente morale e sociale che da due secoli si occupa della crescita culturale delle classi disagiate. E il palazzo era fino a poco tempo fa di proprietà proprio dell'Umanitaria.
Negli anni Ottanta venne dato in affitto ai sindacati dei metalmeccanici. Era l'epoca in cui si sognava l'unità sindacale e le tre sigle del settore - la Fim, la Fiom e la Uilm - si erano unite nella Flm. Così nei sette piani convivevano anime diverse, la Fiom di Cesare Moreschi e Susanna Camusso con la Fim «movimentista» di Piergiorgio Tiboni. Poi venne comprata la nuova sede di Sesto San Giovanni, la Flm si trasferì e da lì a poco si disgregò. L'utopia dell'unità sindacale era tramontata.
La sede non rimase vuota a lungo: la magistratura, sempre a caccia di spazi, adocchiò lo stabile e vi insediò gli uffici della Procura presso la Pretura, chiamata in gergo «la Procurina» che si occupava di reati minori, ma aveva un sacco di lavoro da fare e fu la fucina di magistrati importanti. Poi, come la Flm, anche la «Procurina» venne chiusa, come se il palazzo portasse un po' sfortuna. E nei sette piani arrivarono ufficiali, ispettori, marescialli. Ma non solo loro: quando i pm volevano interrogare un sospettato lontano dagli sguardi indiscreti dei cronisti, chiedevano ospitalità proprio in piazza Umanitaria. Alcuni passaggi cruciali di grandi inchieste si sono svolti nel brutto palazzo.
Ma ora l'Umanitaria ha deciso di fare cassa e ha venduto lo stabile. Qui i dettagli iniziano a scarseggiare, perché curiosamente né il venditore né l'acquirente, più volte contattati, accettano di fornire dettagli sul prezzo. Si sa che a comprare è stato il fondo di investimenti Gong Capital, controllato dall'imprenditore pugliese Pasquale Casillo, attivo nel settore dei cereali, attraverso la controllata Kamelya Real Estate. È stata Kamelya a comunicare al ministero della Giustizia la risoluzione immediata del contratto d'affitto. Una fretta che sembra preludere a una rapida ristrutturazione o demolizione dello stabile. Anche se all'assessorato all'Urbanistica del Comune non risultano avviate pratiche su piazza Umanitaria.
Nel frattempo, colonnelli e ispettori dovranno nelle prossime settimane inscatolare tutto e sloggiare. Il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, che coordina il trasloco, non ha ancora una data precisa.
Ma la destinazione si sa già: via Enrico Caviglia, tra il Corvetto e la Tangenziale Est, uno stabile forse più confortevole del brutto palazzo ma a cinque chilometri dal tribunale e non servito dai mezzi pubblici. Sistemazione provvisoria. Ma esiste qualcosa di più definitivo del provvisorio?
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