Uber Pop e applicazioni simili, che attraverso smartphone danno vita a una sorta di servizio taxi «fai da te» ricadono nei casi di «erogazione di un servizio pubblico non autorizzato». Parola del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, che ieri ha incontrato i rappresentanti di Uber e di Letzgo, due applicazioni che si pongono come intermediari fra domanda e offerta in questo settore.
Un incontro che fa seguito al vertice in prefettura del 20 maggio, quando il ministro per i Trasporti, il sindaco Giuliano Pisapia, il presidente della regione Roberto Maroni e il prefetto Francesco Paolo Tronca incontrarono i rappresentanti dei tassisti sulla vicenda. E che mise fine a una mobilitazione selvaggia durata ben cinque giorni.
Pur dichiarandosi a «favore» delle «innovazioni tecnologiche che migliorano la qualità del servizio» e la soddisfazione degli utenti, «anche attraverso nuove forme di servizi per la mobilità (come ad esempio il car sharing e il car pooling)» il ministro ha ribadito «il dovere delle istituzioni di tutelare la sicurezza della circolazione, degli utenti e il rispetto delle norme vigenti».
Gli incontri con tassisti, imprese di autonoleggio con conducente e gestori di app vanno di pari passo con l'istituzione di un tavolo tecnico insediatosi il 18 giugno del quale fanno parte, oltre ai funzionari del ministero, i sindaci e i prefetti di Roma e Milano, e i presidenti delle Regioni. Tra gli obiettivi del tavolo il decreto attuativo della legge che regolamenta il settore, la 21/92, al centro della diatriba tra auto bianche e le berline degli autonoleggi.
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