La comparsa (senza peraltro essere indagato) del ministro Maurizio Lupi nell'inchiesta del Ros e dei magistrati di Firenze sulle tangenti nelle grandi opere che ha portato a quattro arresti tra cui quello del supermanager del ministero Ercole Incalza, ha come primo risultato l'esplodere della posticcia alleanza tra gli alfaniani di Ncd e il Pd. Un big bang politico ancor prima che giudiziario per archiviare quel progetto che sul modello dell'alleanza di governo voluta dal premier Renzi portando Lupi al governo, immaginava anche a Milano un patto del Pd con Angelino Alfano per far diventare il «ragazzo di Baggio» sindaco nel 2016. Piaceva al Pd l'idea di rubare voti a Berlusconi sfondando al centro proprio con il politico ciellino che all'arrivo delle inchieste sulla sanità lombarda aveva pensato bene di prendere le distanze da quel Roberto Formigoni che pure era stato per lui guida politica se non spirituale. Cementando allo stesso tempo il patto di governo a Roma. Un boccone indigesto per quell'ala sinistra del Pd che schiacciata dallo strapotere renziano si vedeva colonizzata dal filone del giussanesimo che più s'è fatto mondano. Si spiega così la reazione dell'assessore Pierfrancesco Majorino (Pd), un altro che aspira a galloni da sindaco. «Ancora una volta - ha postato su Fb - il Ministro Lupi è chiamato in causa da un'inchiesta, quella che ha portato ad arresti importantissimi e a numerosi indagati. Lui, Lupi, non è tra gli indagati. Però, fossi in lui, qualche domanda sui giudizi che esprime e sulle relazioni che intrattiene me la farei. E, fossi in noi, una valutazione su di lui, la farei. Anzi: io l'ho già fatta». Una randellata al partito, doppiata con altre dosi di veleno. «Ripeto: nulla di penalmente rilevante. E però la politica, il Pd nazionale e quello lombardo, la aprano una riflessione».
A fargli da spalla un consigliere comunale di Sel, quel Luca Gibillini vicino a Pisapia per il quale «non ci sarebbe stato modo migliore per Maurizio Lupi di lanciare la sua campagna elettorale per Milano 2016: tutti coloro che hanno girato intorno a lui, negli ultimi anni, sono indagati o condannati per corruzione o reati connessi, emerge un nuovo sistema accattone di truffa ai danni dello Stato». Poi la mazzata al segretario regionale del Pd Alessandro Alfieri. «Questa è la cultura di governo (o meglio di potere) di quelli che oggi rappresentano quel centro - Ncd - destra, con cui il Pd governa il Paese e con cui qualcuno del Pd, come Alfieri, vorrebbe governare Milano». Per cui «se ce ne fosse ancora bisogno, oggi, con tutta evidenza è impossibile anche solo pensare di presentarsi ad elezioni con Ncd o con liste camuffate che ammicchino a quel sistema di potere».
Tra gli indagati Antonio Acerbo, il manager Expo già arrestato a ottobre nell'inchiesta milanese sulla «Cupola degli appalti». Oggi è accusato aver turbato la gara in favore della società Italiana Costruzioni alla guida di un'associazione temporanea di imprese (composta anche dal Consorzio Veneto Cooperativo) che ha vinto la commessa.
Tra i presunti complici Giacomo Perotti «quale professionista interessato alla progettazione e direzione dei lavori» e Giacomo Beretta l'ex assessore al Bilancio della giunta Moratti. Nell'indagine anche il presidente di Mm nell'era Albertini e poi di Italferr Giulio Burchi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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