Una maestra per 30 bimbi? È sciopero

Sono sull'orlo di una crisi (sindacale) e di nervi le 3000 educatrici del Comune. Sotto organico, costrette a fare straordinari che non vengono retribuiti, e a gestire anche una trentina di bambini da sole.
Fallito il tavolo di concertazione in Prefettura, che si è tenuto giovedì, incroceranno le braccia - lo sciopero è proclamato dai confederali e Csa - il 12 marzo, tanto per dare un segnale forte all'amministrazione. In assemblea, dalle 9 alle 13, decideranno le mosse successive.
L'organico delle scuole dell'infanzia (nidi e materne) è ridotto all'osso, così la dotazione di personale aggiuntivo, che ammontava a 105 educatrici, è stata assorbita a dicembre, nel senso che è stato regolarizzato chi occupava già posti vacanti. Un «tesoretto» di maestre che permette di coprire le assenze: il contratto, infatti, non prevede la supplenza per le assenze brevi fino a un mese.
«Ma se capita, come succede in particolare in inverno, anche se le probabilità sono più alte per chi è a stretto contatto con i bambini, che si ammalino due maestre insieme, succede che un'educatrice si trovi a dover gestire una classe magari di 30 bambini o di sei piccolissimi nei nidi - spiega Valeria Arcari, responsabile Cisl Funzione pubblica -. Capita anche che, mettendosi nei panni della collega, alcune educatrici vadano al lavoro malate».
Stesso discorso vale per le turnazioni. Secondo il contratto collettivo nazionale le educatrici non dovrebbero lavorare più di sei ore di seguito, distribuite su tre turni. Il mestiere è considerato «logorante», per cui è stata fissata a sei ore la durata della giornata lavorativa e a dieci mesi l'anno di lavoro. Oltre quello non si può andare. Risultato? Gli straordinari non possono essere retribuiti. «Eppure le maestre si trovano costrette a farli quando sono in poche, non possono mica abbandonare i bambini - spiega ancora la sindacalista -. Per poter aperto un servizio delicato come quello all'infanzia regalano ore di lavoro».
La situazione è nota al Comune: dopo il Tavolo per l'infanzia del 19 febbraio, che ha visto confrontarsi rappresentanze sindacali e l'assessore al Personale Chiara Bisconti sono in mobilitazione. Centocinquanta educatrici di supporto, la richiesta. Due giorni fa il passaggio obbligatorio davanti al Prefetto, per il tentativo (fallito) di conciliazione. «Cosa ci hanno risposto? Palazzo Marino mette sul piatto 35 educatrici, 12 per i nidi su 170 strutture totali e 23 per le scuole dell'infanzia (170) che non si sa nemmeno quando arriveranno per un discorso di graduatorie. Stiamo parlando dell'1 per mille...- commenta Arcari -. E dire che sia l'assessore al Personale che il direttore generale sono donne...Dopo anni di uomini finalmente una donna e guardi che trattamento ci riserva!». A peggiorare la situazione - fanno notare i sindacati - il fatto che il corpo docente sta invecchiando, mentre la porzione più giovane è in età da figli.«Questo è un problema politico: Pisapia ha vinto le elezioni, o almeno ha avuto i voti delle educatrici, perchè ha puntato sull'infanzia e sui servizi per le famiglie. E questo sarebbe il risultato? - si chiede Arcari -.

Abbiamo visto cosa è successo con la Moratti, che aveva “punito” le maestre con la questione dei luglio, e facendole passare per delle fannullone. Loro non se ne sono dimenticato. Eppure nelle educatrici è riposta la custodia dei cittadini di domani».

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