La fattura elettronica ha già messo in croce negozianti e aziende

Il nuovo obbligo mette in crisi le imprese. E da giugno le sanzioni

La fattura elettronica ha già messo in croce negozianti e aziende

La fatturazione elettronica è legge, ma per ora crea più problemi che soluzioni. Negozianti in grande difficoltà, imprese che hanno problemi ad accedere al loro magazzino, un diffuso panico tra professionisti e un'infrastruttura tecnologica che già fatica nonostante sia appena agli inizi. L'unico dato positivo è che nei primi giorni del 2019 solo il 6 per cento delle fatture elettroniche è stato scartato perché non regolare, ma si tratta comunque di un momento di scarso afflusso: i primi test, partiti per alcune categorie come i benzinai già da luglio 2018, ancora non decollano.
Era quasi prevedibile dunque che i problemi si moltiplicassero ampliando la platea degli interessati: secondo l'Osservatorio Fatturazione Elettronica & eCommerce B2b del Politecnico di Milano, dal primo gennaio il formato digitale è obbligatorio per cinque milioni di partite Iva, da cui sono esclusi i regimi agevolati e forfettari che ogni all'anno emettono 1,47 miliardi di fatture tra privati. Di queste solo 50 milioni sono già in formato elettronico, si tratta dunque di una rivoluzione e il governo lo sa: fino a giugno, infatti, non sono comunque previste sanzioni. I motivi che hanno portato all'adozione di questo sistema sono diversi, ma convergenti: da una parte la necessità di adeguarsi alle normative comunitaria che ne prevedono un utilizzo di massa per tutta l'Unione europea entro il 2020, dall'altra la necessità di evitare un ulteriore inasprimento dell'Iva.

Il governo

Come ha spiegato Massimo Garavaglia, sottosegretario a Economia e Finanze intervistato da Alessandro Galimberti, firma del Sole24Ore e presidente dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia, la misura era inderogabile: «Costava due miliardi non mettere la fatturazione elettronica, perché i governi precedenti avevano messo a bilancio due miliardi di evasione recuperata grazie a quesat misura. Aveva senso aumentare l'Iva di mezzo punto per non avviare la fatturazione elettronica? - si domandava Garavaglia, pur ammettendo poi i limiti della riforma - Che l'Italia abbia un sacco di complicazioni lo sappiamo, ad esempio per i ristoranti c'è il tema della mancia che alla fine devi continuare a dare in nero perché se ci paghi le tasse non è più mancia, ma confidiamo che quando il sistema sarà a regime se ne percepiranno solo i vantaggi e non soltanto le difficoltà inziali».

Il commercialista

Che i problemi si verifichino a inizio anno è quasi un bene: «Siamo alle noccioline - spiega Guido Beltrame, consigliere dell'Ordine dei commercialisti di Milano - ma abbiamo già avuto problemi con le noccioline, vedremo quando arriveremo agli appuntamenti importanti in primavera». Quando cioè ci saranno milioni di dichiarazioni dei redditi che intaseranno il sistema.

Le imprese

Già adesso alcune aziende lavorano con fatica a causa del cambiamento di sistema: una nota catena di retail ha grande difficoltà a gestire il suo magazzino, perché il nuovo sistema appena introdotto ha reso quasi impossibile scaricare le merci dal deposito. E in tanti non si sono preparati per tempo, contando, come spesso succede in Italia, su una proroga. E quindi ora iniziano la corsa per adeguarsi a un sistema da cui non si tornerà indietro.

Associazioni di categoria

C'è anche chi è ottimista come Andrea Painini, presidente di Confesercenti di Milano, Lodi, Monza e Brianza: «C'è tanta gente che è ancora in alto mare e il sito dell'Agenzia delle Entrate ha subìto dei rallentamenti - spiega - Inoltre in Italia c'è sempre una certa resistenza al cambiamento, ma non registriamo particolari problemi».

L'imprenditore digitale

«Così, in questi primi giorni del 2019 - racconta Jacopo Paoletti che tra i tanti titoli ha quello di Co-Founder della prima startup italiana sull'Intelligenza Artificiale Userbot -, sono state tante le imprese (obbligate per Legge ad adeguarsi) che hanno lamentato disagi e problemi nell'emettere e/o ricevere le nuove e-fatture fra privati: fra malfunzionamenti, problemi di connessione, down del sistema di interscambio, ricevute di conferma mai arrivate e fatture del fornitore mai ricevute: insomma, sicuramente per gli imprenditori italiani non è stata una delle migliori partenze che ci si potesse aspettare per questo 2019, ma nemmeno il disastro che molti annunciavano. Certo, ci vorrà ancora tempo prima che tutte le Pmi italiane considerino l'e-fattura un'altra abitudine burocratica (anche se digitale) a cui far fronte, ma la strada è ormai segnata.

L'e-fattura si aggiungerà così all'ecosistema digitale messo in piedi in questi anni dalla nostra Pubblica amministrazione, insieme alle già mal digerite Pec (la Posta elettronica certificata, anomalia tutta italiana che voleva creare una sorta di raccomandata digitale), allo Spid (il sistema di autenticazione e accesso universale ai servizi della pubblica amministrazione che ancora universale purtroppo non è), alla Cie (la famosa carta d'identità elettronica partorita dal bravo Bassanini fin dal 1997 e che ancora oggi stenta a decollare), tutti strumenti che hanno richiesto la creazione di ancora altre nuove pratiche amministrative e burocratiche (e spesso poco digitali) per ottenerli. E che spesso finiscono solo per mutuare in bit vecchie e farraginose logiche della nostra da tempo stanca e lenta macchina amministrativa. Ma magari con l'e-fattura stavolta andrà meglio».

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