di Carlo Maria Lomartire
Monica Maggioni, una donna, una milanese alla presidenza della Rai. Ma non è una novità: milanese è chi l'ha preceduta, Anna Maria Tarantola, e milanesissima la prima donna al vertice di viale Mazzini, Letizia Moratti. Semmai per certi tratti biografici, oltre che per il cognome, la Maggioni sembra possedere un tasso di milanesità piuttosto marcato: padre operaio e sindacalista dei più tosti alla Pirelli, la madre impiegata amministrativa al Giorno (collaborando col quotidiano milanese Monica inizia l'attività giornalistica), laurea in lingue e letterature straniere alla Cattolica di largo Gemelli: insomma, più milanese di così… Comunque, dicevamo, non è una novità. È invece la prima volta che a un presidente milanese si affianca un direttore generale, col suo maggior carico di deleghe e poteri, come Antonio Campo Dall'Orto, il quale, sebbene di origini venete, di Conegliano, è milanese per formazione manageriale e televisiva. Infatti a Milano è stato, fra l'altro, assistente di Silvio Berlusconi, vicedirettore di Canale 5, amministratore delegato di Mtv. Con queste premesse, dunque, sarebbe lecito aspettarsi attenzione e sensibilità per i problemi della Rai di Milano, un rilancio del centro di produzione e delle attività, a cominciare dalla quelle giornalistiche, della sede di corso Sempione. Il cui triste deperimento è da tempo denunciato sia da chi ci lavora, sia dai diversi centri di potere milanesi, da Palazzo Marino alla Regione, da Assolombarda ai sindacati. Denunce sempre cadute nel vuoto perché per la politica romana e per le caste e le lobby che la alimentano, la greppia Rai e troppo ghiotta per rinunciare anche solo agli avanzi. Da viale Mazzini e da Saxa Rubra, anzi, con una concezione colonialista della struttura aziendale, si fa di tutto per sottrarre il sottraibile alla periferia. Sì, perché per i vertici Rai, la sede di Milano è comunque periferia: basta ricordare che perfino la struttura Rai Expo costituita a Milano venne immediatamente trasferita a Roma e messo sotto la direzione - la coincidenza! - della Maggioni. Ma ora, con la milanese Maggioni alla presidenza e il milanesizzato Campo Dall'Orto alla direzione generale, si può almeno sperare in una maggiore sensibilità per la situazione milanese e quindi in un'inversione di tendenza? Ci andrei molto cauto: sappiamo per lunga e amara esperienza che troppo spesso i milanesi trasferiti nella capitale, forse per farsi perdonare le loro origini, diventano rapidamente ben più centralisti e romanocentrici di qualsiasi direttore generale di ministero o azienda statale. Insomma per rilanciare corso Sempione, prima di fare affidamento sulla sensibilità dei nuovi vertici, conviene che chi ha interesse al rilancio, a cominciare da Comune e Regione, si faccia energicamente sentire. Potrebbero, ad esempio, raccontare a Maggioni e Campo Dall'Orto un fatto piuttosto istruttivo: che il 17 agosto cominciano le riprese di un singolare film cinese, il remake in mandarino de "Il matrimonio del mio migliore amico". Qual'è la notizia? Che il film, interamente cinese - purtoppo niente Julia Roberts e Cameron Diaz -, si gira a Milano. Come accade per decine di pellicole e serie televisive cinesi e indiane che vengono girate e prodotte qui.
Perché a cinesi e indiani piacciono le lacation milanesi, il modo di lavorare, i servizi, le capacità tecniche e l'organizzazione della città. Dunque, se le due superpotenze asiatiche si sono accorte che per le loro produzioni audiovisive è conveniente venire da queste parti, forse è il momento che se ne accorgano pure in viale Mazzini e a Saxa Rubra, a Roma.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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