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Le mamme bocciano la scuola via internet. "Difficoltà con il tablet"

La ricerca del Mario Negri: insegnati poco presenti e troppo impegno per le famiglie

Le mamme bocciano la scuola via internet. "Difficoltà con il tablet"

Didattica a distanza bocciata da due terzi dei genitori, madri in particolare, che si sono dovute giostrare tra impegni di lavoro e insegnanti non sufficientemente presenti e non «capaci» di fare lezione con una modalità mai sperimentata prima e le difficoltà tecnologiche e dei figli. La metà delle madri, inoltre, la considera un diritto negato allo studio, in particolare per gli alunni delle elementari. Tra gli ostacoli principali il fatto di essersi dovute sostituire agli insegnanti (85 per cento), lo scarso apprendimento (41 per cento), e la scarsa partecipazione (59 per cento), scarsa autonomia didattica (82 per cento). Sebbene le evidenze scientifiche siano concordi nell'affermare che i bambini si ammalano raramente e che per lo più vengono contagiati da adulti, soprattutto in famiglia le scuole sono state le prime a chiudere (il 23 febbraio in Lombardia) e saranno le ultime a riaprire (il 14 settembre). Come è stata vissuta la didattica a distanza (DaD) nelle famiglie degli scolari della scuola dell'obbligo? A chiederselo il Dipartimento di Salute Pubblica diretta da Maurizio Bonati dell'Istituto Mario Negri che nella settimana tra l'8 e il 15 maggio ha condotto un'indagine sull'impatto della didattica online, rivolgendosi alle mamme di ragazzi che frequentano la scuola primaria e secondaria di primo grado. Complessivamente hanno partecipato 2149 mamme, 1601 delle quali hanno completato questionario. La metà (50,4 per cento), cioè 810 provenivano dalla Lombardia. È stata osservata una correlazione positiva tra tasso di risposta e la pandemia. Tradotto: una risposta maggiore al Nord rispetto al Sud che rispecchia la distribuzione dei casi di Covid-19.

«Qui si pone un tema di responsabilità - commenta Bonati _- c'è chi non ha fatto il suo dovere o l'ha fatto male. A essere penalizzati gli alunni delle prime classi elementari che hanno vissuto una scuola che non è luogo né tempo. E saranno loro, più che i ragazzini delle medie a pagarne le conseguenze. Per non parlare degli alunni fragili che sono stati abbandonati».

L'88 per cento delle mamme con figli alle elementari ha fatto fatica a conciliare gli impegni lavorativi con quelli DaD dei figli. Impegni confermati anche dopo la quarantena per il diminuito contributo dei nonni o altre figure per il 14 per cento delle partecipanti.

Anche i bambini hanno sofferto: il 2 per cento degli alunni era impossibilitato a seguire le lezioni on line e un terzo doveva condividerla (spazi, strumenti, tempi) con fratelli. Dalle risposte dei genitori emerge che un terzo dei bambini ha trovato ostacoli nelle tecnologie, nella disorganizzazione, nella programmazione e gestione delle lezioni, nella disponibilità a colloqui con gli insegnanti. L'11 per cento degli alunni delle elementari non è stato interrogato né ha eseguito test di valutazione, così il 53 per cento non ha ricevuto voti. Per circa un terzo degli alunni delle elementari il tempo di attenzione davanti allo schermo non andava oltre i 20 minuti, con la necessità di pause nel corso delle due ore mediamente previste. Questo ha generato irrequietezza nel 6 per cento, aggressività (33 per cento) nei più piccoli e ansia (34 per cento) negli alunni delle medie. Così se il 6 per cento degli alunni aveva un insegnante di sostegno, durante il lock down solo il 61 per cento ha potuto interagire.

Come parte dello studio, particolare attenzione è stata posta anche agli studenti disattenti e iperattivi assistiti dal Centro Regionale Adhd dell'Ospedale Santi Paolo e Carlo di Milano: alunni che già nell'abituale corso scolastico manifestano

difficoltà ad adeguarsi ai ritmi. Il confronto di 92 alunni Adha con 184 coetanei afferenti allo studio generale ha evidenziato che la DaD ha influenzato negativamente per la perdita del contesto spaziale, sociale e temporale.

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