Un Nord interconnesso con l'Europa, in un'Italia integrata coi Paesi vicini.
Il libro bianco sull'Europa presentato ieri al teatro «Franco Parenti» è il quarto volume che Assolombarda dedica ai temi della crescita. Diviso in nove capitoli, ciascuno dei quali firmato da un rettore delle università di Milano e di Pavia, il libro contiene la prefazione del presidente Carlo Bonomi e affida le conclusioni a Enrico Cereda, vicepresidente della con delega all'internazionalizzazione. «Solo ora che divide, l'Europa può davvero unire» s'intitola il primo capitolo, firmato dal rettore di Pavia Fabio Rugge, mentre l'ultimo, curato da Maria Cristina Messa rettore della Bicocca, si occupa di «Innovazione e sostenibilità. Per un nuovo rinascimento». Dalla storia alle prospettive dell'Europa, passando per formazione e infrastrutture, economia e finanza, ricerca e intelligenza artificiale, il documento disegna il profilo di un'Italia che è nel cuore del continente e ha tutto l'interesse a difendere «il valore dell'Europa», declinando al suo interno la difesa dei suoi interessi e la ricerca di nuove opportunità.
Il barlume di «ripresa» che emerge dagli ultimi dati sull'economia lo conferma: «Siamo un Paese fortemente trasformatore - ha detto Bonomi - con esportazioni per 550 miliardi di euro di cui 400 derivanti dalla manifattura: chiudersi nelle proprie frontiere sarebbe un clamoroso errore. Anche perché non va dimenticato che la crescita dello 0,2% del Pil, emersa dagli ultimi dati Istat, è dovuta sostanzialmente dalla componente export, mentre quella della domanda interna è ancora ferma al palo». Questa interdipendenza riguarda molto Milano. «Le undici regioni italiane che presentano oggi un tasso di interdipendenza a catene transfrontaliere del valore superiore del 20% della loro manifattura- e ovviamente in posizione di punta sono Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna - valgono da sole l'80% del valore aggiunto industriale italiano». Non solo. «Lo scambio intra-Ue è divenuto il 20% del commercio mondiale e in media il 60% degli scambi dei Paesi membri dell'Unione».
Capitolo a parte meritano le infrastrutture. La regione alpina è interessata da ben otto dei principali corridoi europei (di cui quattro in Italia). Ma intanto il divario che l'Italia patisce in termini di qualità della logistica le costa circa 70 miliardi di euro di export perduto. E Assolombarda, citando l'Ance (i costruttori) quantifica in 36 miliardi il valore delle 600 opere infrastrutturali bloccate. E nel novero delle opere ferme o stoppate si citano non solo la Tav Torino-Lione, ma anche la Brescia-Padova e il raddoppio dell'autostrada Cremona-Mantova.
L'orizzonte dell'Europa però non deve limitarsi all'economia.
E Ferruccio Resta, segretario generale della Conferenza dei rettori italiani e rettore del Politecnico, ha descritto una generazione di giovani europeisti, ribaltando anche la prospettiva del tema-migranti, disegnando un futuro prossimo in cui i Paesi «si distingueranno fra stazioni partenza e stazioni arrivo» del capitale umano. Non resta che decidere se essere l'una o l'altra. E, volendo essere «stazione di arrivo», occorre attrezzarsi e costruire reti, proprio come quella di «rito ambrosiano» nata fra imprese e università.
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