Quella meglio gioventù che ha scelto l'Arma "per servire il prossimo"

Arrivati in Lombardia gli allievi carabinieri che, finito il 139° Corso, iniziano la carriera

Quella meglio gioventù che ha scelto l'Arma "per servire il prossimo"

Lei parla piano, quasi avesse il pudore delle parole, quello di chi ha imparato il rispetto del prossimo prima ancora che per se stesso. Lui è più spigliato, sorride spesso, ma a volte parla come un bambino che ha studiato troppo la lezioncina e perde la freschezza che invece possiede a piene mani. La meglio gioventù dell'Arma dei carabinieri ha gli occhioni pensosi di Fabiana Dessì e il piglio un po' irriverente di Emanuele Marino. Ventisette anni lei, 21 lui, entrambi romani e refrattari al freddo clima milanese (ma la Lombardia l'avevano messa tra le mete prescelte e quindi...).

Sono due dei 582 ragazzi provenienti dalle varie Scuole per allievi carabinieri dove quest'anno hanno concluso il 139° Corso. Di questi sono 208 (183 uomini e 24 donne) che dalla fine di novembre prestano servizio per il comando provinciale di Milano. E prima di qualsiasi altra cosa, prima di sognare incarichi di prestigio o riconoscimenti, dicono di voler capire, comprendere sino in fondo cosa significhi essere davvero al servizio della gente, aiutare il prossimo. Fare il carabiniere, insomma.

«Ho studiato a New York e a Washington, viaggiato tantissimo, ma ci tenevo a tornare in Italia e soprattutto a lavorare nell'Arma dove desidero entrare sin da bambina - spiega il carabiniere semplice Dessì che presta servizio alla tenenza di San Giuliano Milanese - Girare il mondo, cercare di capire la gente, la politica dei luoghi dove sono stata (ha una laurea triennale magistrale in Scienze politiche e Sicurezza del territorio con mini laurea in Relazioni internazionali, ndr), è qualcosa che ha soltanto rafforzato il mio desiderio di vivere nel mio Paese per fare il carabiniere, per capire e aiutare gli altri, il cittadino. Gli Usa, con tutte le loro differenti culture e problematiche, non hanno potuto che intensificare questa mia consapevolezza. È vero: vengo da una famiglia che ha dedicato la vita ai carabinieri, prima mio nonno e poi mio padre, ma credo di avere qualcosa di diverso da loro, sia come donna che come persona giovane che ha compreso come gli studi, anche i più prestigiosi, non insegnino però a rapportarsi veramente con il prossimo. E cominciare da una tenenza che, come quella di San Giuliano, è davvero molto operativa, mi sta facendo capire che l'Arma è davvero un punto di riferimento per le persone. In questo breve periodo mi sono sentita importante e felice nel poter offrire il mio aiuto a una donna che era stata ricoverata in ospedale per violenze domestiche, ma anche nell'imparare a scrivere un verbale, ad avere a che fare con le cosiddette scartoffie».

Fabiana non teme il Covid ma, da romana, si aspettava dai milanesi un maggiore rigore nel rispetto delle regole: in poche parole ci aveva sopravvalutati. «Troppo spesso noto che c'è gente che esce spensieratamente senza la mascherina - riflette seriosa -. Eppure l'accortezza di ciascuno è necessaria se vogliamo che ci sia una minore possibilità di venire contagiati e noi carabinieri prima di tutto abbiamo la responsabilità della sicurezza del cittadino» fa notare piccata.

Il carabiniere semplice Emanuele Marino, diplomato in Amministrazione e marketing e iscritto al secondo anno di Economia e gestione aziendale dell'Università Roma Tre, a Milano non c'era mai stato, neanche da turista. E adesso c'è arrivato per prestare servizio in pieno centro, alla prestigiosa Compagnia Duomo. Anche lui è «figlio d'arte».

«Mio nonno era maresciallo e comandava il nucleo informativo di Aversa, mentre mio padre è luogotenente alla Presidenza della Repubblica ufficio Affari militari, ma nessuno mi ha costretto ad arruolarmi - ci tiene a precisare subito -. L'Arma ha sempre esercitato un grande fascino su di me perché, con 4mila e 900 tra stazioni e tenenze, in un certo senso va proprio a scovare il cittadino nel territorio e in tanti posti è davvero l'unica istituzione a cui le persone possono rivolgersi in caso di necessità. Così mi ha colpito e continua a emozionarmi la gente che, anche quando viene da noi semplicemente per denunciare di aver smarrito i documenti, se ne va poi con il sorriso sulle labbra. Quasi fosse consapevole che comunque ci prendiamo a cuore di ogni problematica, che non sottovalutiamo niente e nessuno, svolgendo accertamenti in qualunque caso».

Emanuele è convinto che l'Arma, con le sue numerose specializzazioni, gli possa offrire un futuro vario, qualcosa che potrà scegliere secondo le proprie inclinazioni. E nonostante la sua giovane età c'è qualcosa che ha già molto chiaro nella mente. «Vorrei interfacciarmi con i giovani, star loro vicino, magari andando nelle scuole. Contribuire a costruire il futuro significa osservare i bisogni dei giovani e rappresentare, attraverso il nostro operato, degli influencer per loro.

Solo se l'Arma sarà sempre più attiva sui social, in particolare in questo periodo di pandemia, potrà fugare piano piano le paure del singolo. Soprattutto il timore, purtroppo ancora insito soprattutto nelle fasce deboli, a sporgere denuncia».

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