"Meno cure, San Vittore è un manicomio"

Il Garante dei detenuti: "Malati psichici e sovraffollamento post Covid"

"Meno cure, San Vittore è un manicomio"

«Il carcere di San Vittore sembra un manicomio». Non è un modo di dire ma un allarme serio quello lanciato ieri in Commissione a Palazzo Marino dal Garante dei detenuti, Francesco Maisto. «Ci sono detenuti con patologie psichiatriche a regime ordinario, c'è stata la chiusura del Centro di Osservazione Neuropsichiatrico e i detenuti psichiatrici sono collocati nei reparti comuni seppure ci sia la sezione dei monitorati psichici. In più, non c'è più la copertura h24 degli esperti psichiatrici h24, dalle 16 al giorno dopo manca il supporto».

Riporta anche i risultati di un'analisi statistica nelle carceri lombarde che evidenzia un aumento di aggressioni al personale in servizio dal 2015 al 31 aprile 2021, l'anno peggiore il 2020 ma anche l'anno scorso si è registrato un trend che, «se confermato», porterebbe il dato «al doppio rispetto al 2019 e il triplo rispetto al 2015. Abbiamo quindi un impatto dei disturbi psichiatrici decisamente importante, a livello regionale siamo intorno alle 880 persone portatrici di patologie , 672 vere e proprie mentre i disturbi del comportamento sono 208. E la situazione del Covid ha inciso sicuramente all'interno degli istituti di pena» sottolinea Maisto. C'è ora «un fenomeno di sovraffollamento di ritorno che richiede spazio all'interno delle carceri per realizzare le misure anti Covid».

Il Garante cita anche il caso del carcere minorile Beccaria, dove «dopo anni di grande criticità ci sono stati grandi investimenti ed è diventato eccellenza rispetto ad altri Ipm nel Paese. Purtroppo oggi ci sono grossi problemi, tra cui il sovraffollamento ci sono 31 posti e alloggiano 38 minori. Al carcere di Opera invece «su 906 posti sono presenti 1164 detenuti, a San Vittore 928 detenuti su 800 posti letto disponibili, a Bollate 1.340 su 1.251 posti».

Maisto segnala poi che il carcere oggi si caratterizza «per una povertà estrema. Rimane la distinzione tra lavoranti, alle dipendenze dell'amministrazione, e veri lavoratori in cooperative che offrono contratti di lavoro».

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