Un patto trasversale per la Lombardia (e per difendere i soldi dei lombardi). Si dicono pronti gli amministratori locali del Pd. E mandano un messaggio molto chiaro a Roma, destinazione Palazzo Chigi: «Se non arriveranno risposte dal governo sosterremo il referendum leghista sull'autonomia». Sotto c'è la firma di Daniele Bosone, big del Pd lombardo, presidente della Provincia di Pavia e dell'Unione delle province lombarde.
Presidente Bosone, la Regione Lombardia ha stanziato 40 milioni per salvare le Province e la città metropolitana. Contento?
«Sono 30 milioni di contributo straordinario e 10 di contributo ordinario, legato anche a funzioni delegate. Si tratta sicuramente di un intervento positivo, 7 Province su 12 rischiavano il dissesto. E avrebbe messo a repentaglio i servizi».
Quali servizi?
«Trasporto pubblico, assistenza ai disabili, manutenzioni alle scuole e alla viabilità. Con questa misura della Regione avremo un po' di respiro, possiamo fare qualche intervento sulle strade, sperando che l'inverno non sia troppo rigido, ormai siamo a questo».
Ma da cosa deriva questo allarme finanziario?
«Stiamo parlando di 200 milioni che il governo ha chiesto solo alle province lombarde. E non si tratta di tagli ai trasferimenti ma di un sacrificio sulle risorse proprie delle province. Di un contributo chiesto alla causa del risanamento dei conti pubblici. Nella legge di stabilità».
Un contributo insostenibile.
«Stiamo discutendo con il governo. Ma se vogliamo tenere la riforma Delrio dobbiamo cambiare la legge di stabilità. Possiamo anche togliere risorse alle Province ma dobbiamo sapere che quei servizi qualcuno dovrà erogarli. E hanno un costo. Serve molta attenzione e cautela».
Lei è un esponente del Pd e dell'area renziana del Pd. Ha partecipato anche all'iniziativa di «corrente» cui è intervenuta anche il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi. Detto da lei questo assume un significato particolare, lo sa?
«Ho parlato con il ministro di questo problema e si è mostrata attenta. C'è un nodo da sciogliere».
E voi amministratori locali del Pd siete pronti a un patto istituzionale con la Regione?
«Esatto, condividiamo l'idea che le tasse della Lombardia, oltre a pagare i nostri servizi, nella parte residua, aiutino altre Regioni. Ma oggi questo succede in modo eccessivo. Tutto il sistema delle autonomie speciali è da riequilibrare. Alcune, come quella siciliana, sono storicamente superate. Anche il fatto che paghiamo noi l'autonomia delle province di Trento e Bolzano è da rivedere».
Cosa chiedete dunque?
«Un grado di autonomia amministrativa e fiscale in più».
Tasse locali?
«No, chiediamo che delle tasse pagate dai lombardi resti qualcosa in più sul territorio. Siamo il motore del Paese? Bene, ci serve benzina ora».
Sembra il discorso di un leghista. È una battaglia inedita per lei o la ritrova nella sua storia e nella sua cultura politica?
«Nella mia cultura l'autonomia, da De Gasperi in poi, è un grande valore. Ricordo poi che il Pd, sul federalismo fiscale e differenziato, si è astenuto. Io ero senatore. Anzi, ci aspettavamo che si attuassero i famosi costi standard. So che il presidente del Consiglio Matteo Renzi ci sta lavorando molto».
E ora al governo chiedete risposte?
«Questo lavoro non si contrappone al governo. La nostra è una battaglia per un governo locale efficiente».
Dice la «nostra» battaglia...
«C'è un documento degli amministratori locali del partito, che ha chiesto al Consiglio delle autonomie locali di trasformare il testo del referendum in una proposta al governo su questa autonomia fiscale. Il governo deve rispondere in 60 giorni».
E se non lo facesse?
«Sarebbe legittimo andare a votare e votare sì».
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