Luca Pavanel
C'è una realtà culturale a Milano che, anno dopo anno, cresce sempre di più: si tratta di Milano Artemusica, festival internazionale di musica antica - dal 13 giugno al 24 agosto - festival arrivato alla sua undicesima edizione, una trentina di concerti in tutto. La (ri)prova della sua «escalation» positiva la si può cogliere in qualsiasi momento della sua programmazione. Come l'altra sera nella Chiesa di San Sepolcro, dove in cartellone c'era «L'arte dell'arco», musiche di Tartini eseguite dal violinista Federico Guglielmo.
«Eh sì, abbiamo dovuto lasciare gente fuori - ammette Maurizio Salerno, direttore artistico della rassegna -. Può capitare quando non è possibile più di un turno, perché magari i repertori sono troppo impegnativi e i musicisti non se la sentono di ripeterli». Sold out a parte e questioni connesse, per il Maestro ormai è evidente che «il festival quest'anno è più seguito dell'anno passato». Motivo d'orgoglio a favore dei milanesi che restano in città e che possono utilizzare il loro tempo per seguire manifestazioni di qualità. Milanesi sì, ma anche stranieri. Il festival, che si svolge in luoghi assai suggestivi - teatri, basiliche, chiese e pinacoteche (tra l'altro un modo per unire l'arte dei suoni a quella artistico-visiva) - sembra chiaramente essere stato pensato anche per chi visita la metropoli. Non a caso il volume che elenca e illustra i recital è in lingua italiana e inglese. «Siamo molto seguiti anche a livello turistico - aggiunge Salerno -. E una delle nostre caratteristiche è poter offrire musica di altissima qualità a tutti, in un periodo dell'anno in cui gran parte dei teatri chiudono i battenti». Insomma, una sfida vinta: fare cultura musicale a luglio e agosto, in mesi fino a non molto tempo fa consegnati interamente alle ferie. O quasi. Operazione riuscita, complice pure tutto quel «lavoro» fatto in precedenza dalla rassegna del Comune di Milano «Musica e Poesia a San Maurizio», inventata e curata dal poeta Sandro Boccardi. «Dopo trent'anni ha concluso il suo percorso - spiega il Maestro -. E penso che la Cappella Musicale abbia saputo raccogliere questa eredità, dando naturalmente una formula diversa e non gettando via, valorizzando tutta quella formazione, quell'interesse che in diversi decenni sono stati raccolti».
Il risultato è un stagione che coniuga musica e arte con appuntamenti musicali che prevedono l'intervento di esperti e studiosi di chiara fama. Per esempio Philippe Daverio, che ha tenuto una conferenza sulla tradizione pittorica e musicale lombarda tra il '500 e il '600; Raffaele Mellace con la sua lezione al pubblico della rassegna su «Bach e le tastiere del suo tempo»; e ancora: Renato Meucci alle prese con «La storia del clavicembalo». Infine, la conferenza su «Monteverdi a Venezia» tenuta da Gianluca Capuano.
Parole, suoni ma pure il piacere di osservare da vicino oggetti antichi che producono suoni meno consueti, come l'altra sera a San Sepolcro, quando il virtuoso Guglielmo si è presentato al pubblico così: «Questo è un violino che ha suonato Tartini». Stupore generale e meraviglia. Cosa che si ripeterà a breve, perché prossimamente al «concorso per clavicembalo, che è un'altra novità, ci sarà la possibilità di ascoltare uno strumento originale del 1639, appena restaurato», anticipa il direttore. Ma quali appuntamenti da qui in poi non mancare?
«Per chi ama Bach - conclude il Maestro Salerno - sicuramente L'arte della fuga di Bach. Poi il concerto di Ferragosto e l'ultima data, un impegno nei confronti dei giovani, con il gruppo dell'Accademia dell'Annunciata».
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