Fabrizio Sala, assessore regionale, candidato per Forza Italia alle Politiche, che campagna elettorale è?
«Molto corta, molto veloce, giocata da una parte sui media, dall'altra sul territorio, con tanti amministratori locali in campo, coordinatori cittadini, attivisti, militanti».
Lei è candidato nella sua Brianza, ma stavolta la contesa è molto politica, non è sul candidato come avviene alle Regionali.
«Io la faccio comunque anche su di me. Spiego il programma di Forza Italia, ascolto molto le preoccupazioni dei miei interlocutori, ma parlo anche della mia storia, di quel che ho fatto, in Comune e in Provincia prima, in Regione poi».
Perché ritiene di avere un patrimonio di credibilità.
«Lo sottopongo agli elettori. Ho una storia di impegno politico e istituzionale, di tanti anni, facendo tutti i gradini, fino alla vicepresidenza della Regione».
E ora la speranza di arrivare alla Camera, coronamento di questo percorso, in cui si è occupato di varie cose: scuola, ricerca, Aler....
«Io sono molto legato al mio territorio. Mi spiace fare politica sul mio territorio, e avevo paura di allontanarmi troppo. Vedo questa candidatura come un'occasione per rappresentarlo coi suoi bisogni. Non mi piace pensare di andare a Roma, penso che questo territorio avrà un altro deputato. Mi sento di essere espressione di questo tessuto, e di aver fatto una lunga scuola, con un bagaglio che penso possa essere utile».
Se non sarà eletto continuerà con il suo impegno in Regione Lombardia?
«Il mio impegno va avanti anche ora. Lavoro anche ora, e nello spazio che resta mi occupo della campagna elettorale».
Che umori sente?
«Preoccupazione per il caro bollette, crisi energetica che non è stata ancora risolta e si doveva affrontare in modo più incisivo, ma fra i giovani sento anche voglia di realizzare qualcosa».
Lei cosa promette?
«Una cosa: che risponderò, come ho sempre fatto, sempre a tutti e che mi impegnerò per far sentire le istanze del territorio in Parlamento e al governo. Con la mia storia. Un piano per la ricerca e l'innovazione da un milione e mezzo, come la Lombardia, non ce l'ha nessuno. E porta la mia firma».
Forza Italia ha dovuto fare dei sacrifici.
«Mi dispiace per chi non ci sarà. Io, quando mi è stato chiesto dal presidente, ho pensato di poter essere un punto di riferimento, come deputato di FI, come sostenitore di una coalizione, in linea con i suoi obiettivi, ma anche come rappresentante di tutti i cittadini».
C'è aria di vittoria del centrodestra.
«Risulta favorito sì. Il mio appello è anche al voto utile, per una forza di governo ma moderata, Forza Italia. Il voto al terzo polo è buttato via, ingrassa l'opposizione e basta».
In cosa è diversa FI dagli alleati?
«Intanto è il collante della coalizione, forgiata dal presidente Berlusconi. Poi ognuno ha le sue caratteristiche, noi siamo difensori di certi principi e obiettivi. Le pensioni, il rilanci economico, le nostre ricette, che sono ancora vincenti. Poi a livello europeo noi siamo nel Ppe, una forza che ha permesso di costruire una coalizione a sostegno dell'Ucraina».
In Lombardia sente interlocutori legati all'Europa?
«Intendiamoci, possono esserci critiche all'Europa, ma è certo che da soli non andiamo da nessuna parte. L'Europa è l'unico contenitore che garantisce la massa critica necessaria».
FI è fedele al suo ancoraggio atlantista?
«Certamente, non rinneghiamo certo la nostra cultura. Siamo pronti ad avere rapporti di interscambio con tutti ma dobbiamo fare attenzione, non possiamo cadere nel gioco delle grandi potenze. Guardiamo a cosa è successo col gas russo, col governo Berlusconi era al 20%, con gli altri al 40%».
Trova preoccupazione per la crisi del governo Draghi.
«Quel governo aveva Draghi, ma anche i 5 Stelle e con loro
non si possono risolvere i problemi del Paese. Io trovo persone che sperano in un governo politico, che possa fare ciò che serve, dal gas nel mediterraneo alla riforma del sistema creditizio. Ora serve un governo politico».
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