Mattia alza la mano e pone una questione di estrema attualità. Racconta di essere stato contattato su internet da un adulto che «si è presentato come un papà, mi ha chiesto il nome della mia scuola e altre informazioni. Non so se mi voglia stalkerare o no». Ha sentito parlare di cyberbullismo, ma potrebbe essere qualcosa di peggio. Gli studenti della scuola media Borsi e dell'istituto comprensivo Rinascita ieri mattina hanno occupato le sedie degli assessori in sala giunta per un incontro-intervista con il primo Garante dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Comune, Anna Maria Caruso, nominata il 15 gennaio dall'ex sindaco Giuliano Pisapia. Ex giudice del tribunale dei minori, la Caruso ha consigliato al bambino (e compagni) di parlare dell'accaduto ai genitori, e in generale ha ricordato ai giovani che tutto ciò che pubblicano in rete sarà cancellato difficilmente in futuro, E potrebbe pregiudicare persino un'opportunità professionale quando saranno grandi. «Oggi le imprese prima di assumere fanno ricerche approfondite, attraverso internet sono in grado di sapere quasi tutto della vita di una persona». Fabio chiede «se un bambino maltrattato può rivolgersi al Garante». Valerio le domanda se ha «mai visto bambini che lavorano» e la risposta è ««sì, c'è il lavoro nero e lo sfruttamento ma non sempre tutto è così cattivo - prova a spiegare la Caruso ai più piccoli -. A volte i genitori non sono mostri ma hanno poca considerazione dei bambini. Spesso i cinesi della vostra età lavorano e quando arrivano dormono. I bambini devono giocare e fare sport, penso tutto il male possibile di chi li fa lavorare». Rashid le chiede come ha iniziato ad occuparsi di minori. E ricordando gli anni da sostituto procuratore generale pressi il tribunale dei minori, Anna Maria Caruso racconta di «aver avuto spesso la tentazione di portarmi dei bambini a casa, 24 dicembre o alla vigilia di ferragosto, ricordo il caso di una mamma che si lamentava di essere stata lasciata dal compagno e non voleva tenersi i tre figli. Da giudice dovevo restare imparziale, ma quei bambini me li ricordo ancora bene».
Anche il sindaco Beppe Sala, arrivato per un saluto ai bambini, racconta loro un aneddoto che «riguarda la mia precedente vita professionale, quando lavoravo in Telecom. Sapete come e nata l'idea di inviare sms? Nella prima fase della diffusione dei telefonini i ripetitori non erano ancora sufficienti a coprire tutta la rete, c'erano enormi buchi, Gli ingegneri di Tim si erano posti il dubbio se valesse o meno la pena di inviare un messaggio scritto agli utenti per segnalare che stavano entrando in un luogo senza copertura del servizio. Decisero di riunire un gruppo di ragazzini e consultarli.
Uno alzò la mano e domandò se anche l'utente avrebbe potuto scrivere sms. Agli ingegneri si sono illuminati gli occhi». Morale della favola? «Segnalateci le vostre idee per la città, ne terremo conto. Le porte di Palazzo Marino saranno sempre aperte per voi».ChiCa
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