«Mi hanno violentata». L’incubo del mostro

«Mi hanno violentata». L’incubo del mostro

È, a tutti gli effetti, l’ennesimo caso di violenza sessuale quello denunciato mercoledì sera da una 29enne italiana. Che, intorno a mezzanotte, ha chiamato, in lacrime, il 113. «Mi hanno seviziata, anche con un oggetto. Erano in due, in tre, non so, probabilmente stranieri, ma forse no. Mi trovo al parco Nord, non ricordo altro...» ha balbettato la ragazza al telefono. Sul posto arrivano immediatamente due volanti della polizia e non trovano immediatamente la vittima: il parco che segna il confine tra il comune della città e quello di Cinisello Balsamo e Bresso, è enorme. Infine la notano: la giovane donna è in piedi, ai bordi della carreggiata di via Arezzo, tra il quartiere Bicocca e l’inizio del parco. E non è esattamente un bel vedere: abiti sporchi, viso sconvolto dagli effetti fin troppo evidenti di una brutta sbornia non ancora smaltita, uno stato di prostrazione preoccupante. Accanto a lei non c’è nulla. E nemmeno l’oggetto con il quale la donna sostiene di essere stata violata. Gli agenti chiamano il 118 che porta subito la donna all’ospedale Niguarda. Intanto, fanno qualche accertamento su quella poveretta sotto choc. La ragazza, residente a Cremona, risulta essere in cura per problemi di tossicodipendenza al Sert (il servizio per le tossicodipendenze dell’Asl) del vicino viale Suzzani. Ha qualche precedente penale alle spalle. «Ma non significa che la sua versione non corrisponda alla verità: la teniamo in considerazione come quella di qualsiasi altra persona che denunci di essere rimasta vittima di uno stupro» precisa Alessandro Giuliano, dirigente della squadra mobile. Se la 29enne è rimasta veramente vittima di una violenza sessuale lo stabiliranno i medici della clinica ginecologica Mangiagalli che ieri l’hanno visitata all’Svs (Servizio violenze sessuali).
Le modalità di questo ennesimo stupro al parco Nord, così come sono state raccontate dalla 29enne, però, rimandano immediatamente a quanto accaduto la mattina di giovedì scorso, il 26 aprile, all’interno di un altro parco, quello di villa Litta, ad Affori. Dove una 42enne, impiegata in uno studio legale, stava recandosi al lavoro dopo aver portato il figlioletto nella vicina scuola di via Faccio, ed è stata aggredita alle spalle da uno sconosciuto, un italiano. Era pieno giorno, neanche le 8.30 e la poveretta ha visto bene in faccia il suo aggressore. Nonostante questo, cioè incurante dal poter essere visualizzato nei dettagli e quindi poi descritto con esattezza alle forze dell’ordine, lo stupratore è stato particolarmente feroce: ha agito con grande velocità, ma è riuscito addirittura a seviziare la donna con un oggetto. Quindi è fuggito senza lasciare tracce di sé: secondo gli accertamenti della polizia, infatti, il soggetto i questione avrebbe utilizzato addirittura dei guanti di lattice. Dettaglio che fa pensare a un gesto premeditato o, quanto meno, studiato. E gli inquirenti cominciano a temere di doversi occupare di uno stupratore seriale.
Con questo, i casi di stupro in città salgono a quota sette.

Oltre al fattaccio di villa Litta, sempre la mattina di giovedì 26 aprile, una ragazza è stata abusata in metrò a Lambrate (il suo aggressore, un pregiudicato 44enne, è finito in manette); il giorno dopo è toccata a una 66enne, al Giambellino, violentata da un rapinatore in casa e a una camerunense 24enne, stuprata in zona Gorla da un amico del Senegal (anche lui arrestato), ma anche a due italiane di 24 e 32 anni, palpeggiate da un cingalese, poi catturato, sul mezzanino della metropolitana di Sant’Ambrogio.

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