Migliore: «Nostalgia del Piranesi, ma c'è futuro»

«Ai miei tempi arrivavano campioni dalla Nhl. Ora va cercata una dimensione internazionale»

Sergio Arcobelli

«L'hockey in Italia purtroppo non è come negli anni '80 quando giocavo io, quando dall'America arrivavano persino alcune stelle della Nhl. Eppure Milano è una città che ha molto appeal, perché non approfittarne?». Ico Migliore, storico capitano del Saima Milano e della Nazionale, ripercorre il suo passato da giocatore senza tralasciare il presente, nel quale veste i panni di vice-presidente dell'Hockey Milano Rossoblù.

Migliore, che ricordi ha da giocatore del Saima?

«La meraviglia di giocare al Piranesi, prima da avversario e poi da capitano del Milano. Già da ragazzino una volta ero venuto da Torino per giocarci. Era un luogo di riferimento, era la memoria dell'hockey, era un po' la La Mecca dell'hockey italiano».

Andrea Zorzi ha dichiarato al Giornale che uno dei suoi più grandi rimpianti è stato quello di non essere riuscito a vincere lo scudetto a Milano...

«È un cruccio che ho avuto anche io. Anche se un infortunio serio al braccio mi ha costretto a smettere presto».

E ora Milano è la sua città.

«Ho avuto la fortuna di giocare in giro per il mondo ma sono arrivato a Milano ed è diventata la mia città. Vivo a Milano e insegno architettura al Politecnico da tantissimi anni».

Ma il suo sport qui non ha grande visibilità

«Lo sviluppo dell'hockey non c'è stato e le tv si sono concentrate sul calcio. Gli altri sport fanno più fatica, soprattutto quelli più costosi. E l'hockey è uno di questi».

Soluzioni?

«Milano è una città che ha molto appeal. In passato abbiamo cercato di fare partnership con i russi ma non è andata in porto anche perché non avevamo impianti; c'erano il Forum e l'Agorà ma necessitavano di interventi pesanti. E ci serviva anche un main sponsor che non era arrivato. L'internazionalizzazione è l'unica chiave per trovare le risorse».

In che senso?

«Partecipare a dei campionati dove c'è l'interesse delle tv, come Austria, Svizzera e Germania, dove l'hockey è molto seguito. Ma sono scettico sul fatto di andare nella Alps League austriaca che non genera grande interesse».

Per questo resterete nell'Italian

Hockey League?

«Stiamo lavorando per dare nobiltà a questo campionato, dove ci sono 13 squadre. Ci servono risorse e c'è bisogno che la città ci aiuti. Perché Bolzano viene aiutata dalla Provincia e dalla Regione e noi no?».

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