Milan-Inter: è derby anche per lo stadio

Milan-Inter: è derby anche per lo stadio

Ormai nemmeno San Siro, il primo vescovo di Pavia al quale è stato dedicato lo stadio milanese, fa più miracoli. Le polemiche sul manto erboso, da quando fu coperto per i mondiali del 1990, sono all’ordine del giorno e non bastano i continui rifacimenti, le migliaia di zolle gettate e gli oltre 6 milioni di euro spesi per assolverlo.
Buon ultimo è arrivato Pep Guardiola che ha messo sotto accusa il campo al punto che il Barcellona ha inoltrato un esposto ufficiale all’Uefa. Ma sul Meazza è da un po’ che arrivano batoste ed è di qualche giorno fa lo schiaffo che fa male.
Era uno dei grandi obiettivi della giunta Moratti e della successiva guidata da Giuliano Pisapia ospitare la finale di Champions nel 2015, anno dell’Expo. L’Uefa ha detto no: impraticabile un doppio intervento internazionale nella stessa città e nello stesso periodo. Se ne riparlerà per il 2016 (ma lo schiaffo è ancora più doloroso perché al nuovo stadio della Juventus è stata affidata la finale dell’Europa League nel 2014).
Ma in tanti si chiedono: che ne è dei progetti per dotarsi di un nuovo impianto come quello bianconero dove sport e commercio vanno di pari passo e gli utili per la Società sono evidenti? Che i rossonerazzurri abbiano da tempo l’idea di rendersi indipendenti, è ben risaputo, al punto che l’Inter aveva già localizzato zone idonee per costruire un altro San Siro: Rogoredo, Lambrate, parco Nord (la famiglia Moratti possiede terreni), salvo poi bloccarsi per i costi (120 milioni) e i vincoli burocratici.
«Non si sa dove ne quando- afferma l’amministratore delegato nerazzurro Ernesto Paolillo, ma il nostro stadio lo faremo. Certo bisogna aspettare la legge sugli stadi che langue in Parlamento e finchè non ci sono regole ben chiare e definite, non muoviamo un dito».
Se l’Inter non si muove, il Milan non è da meno, anche se uno stadio proprio i rossoneri lo vorrebbero, magari intitolato a Silvio Berlusconi (l’idea è stata lanciata proprio dal’ex premier), il presidente più vincente nella storia, anche per togliersi il giogo di dover giocare in un «Giuseppe Meazza» che è stato il calciatore più rappresentativo degli odiati cugini.
A sbloccare la situazione potrebbe essere l’Expo perché, conclusosi l’evento, una parte dei terreni (una metà resterà a verde come parco agroalimentare) dovrà essere riutilizzata e l’idea è proprio quella di creare una grande sede pubblica (Rai) o un grande stadio anche per musica e concerti, per non dare fastidi ai cittadini della zona San Siro. L’Inter appare più possibilista, il Milan non ci sente proprio, anche perché attualmente i due club sono impegnati nei lavori di riammodernamento che daranno al Meazza la quinta stella, quella indispensabile ad avere la finale di Champions.
E allora, grazie agli 8 milioni che Inter e Milan annualmente sborsano per l’affitto, col 60% investito nella ristrutturazione dell’impianto, avanti con l’eliminazione del fossato, l’abbattimento delle barriere tra i vari settori (vedi stadi inglesi e quello della Juve), rifacimento dei servizi igienici e nuova segnaletica interna. E.

dopo l’Expo, l’Inter potrà andarsene (portandosi appresso il Meazza) e il Milan potrà gestire da solo il nuovo San Siro targato Berlusconi. Intanto, al San Siro shop, si vende a 9,90 euro, il barattolo con i semi dell’erba del terreno da piantare nel giardino di casa.

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