Coronavirus

A Milano il 63% di decessi in più rispetto alle grandi città del Nord

Nel rapporto Istat, spicca la differenza tra il capoluogo lombardo e le grandi città delle regioni del Nord più colpite: la mortalità a Milano è aumentata del 63%, a Verona del 31%, a Bologna solo del 19%. La maggior parte dei contagi è avvenuta a fine febbraio

A Milano il 63% di decessi in più rispetto alle grandi città del Nord

Milano è il capoluogo che conta più morti fra le grandi città del Nord, ben il 63% in più. Se è vero che il Covid-19 non risparmia nessuno, particolarmente colpito fino a questo momento è stato il capoluogo lombardo.

Le differenze

La voce che descrive la "Mortalità Giornaliera nelle città italiane in relazione all’epidemia", segna le differenze tra le diverse città e spicca una certa distanza, in termini di numeri, tra i capoluoghi e le metropoli delle tre regioni del Nord (Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto) che per come si è diffusa l’epidemia avrebbero potuto essere devastate allo stesso modo.

E invece le cose non sono andate così: il più recente rapporto Istat racconta come, fino al 27 marzo, la mortalità a Milano sia aumentata del 63% mentre è stata più contenuta a Bologna (19%) e Verona (31%). L’aumento più forte è a Brescia (più 133%) mentre nell’analisi non rientra Bergamo perché il sistema di rilevazione è più antico e non includeva quella città, si legge sul Corriere.

Più decessi da metà marzo

Gli esperti dell’Istat identificano anche un altro momento decisivo, quando la mortalità ha iniziato a discostarsi dalla base delle morti statisticamente attese. "A Milano e Genova, l’incremento si osserva a partire dalla settimana del 14-20 marzo nella classe di età 75-84 anni. Un incremento maggiore della mortalità si osserva anche a Bolzano dal 12 marzo, a Torino dal 18 marzo, a Verona dal 15 marzo e a Bologna dal 17 marzo".

In pratica, accanto ai decessi statistici per tutte le altre cause (linea gialla), si sono aggiunti quelli per il Covid-19 (linea in verde). Il grafico allegato è eloquente e mostra come a Milano la linea sia schizzitata, purtroppo, verso l'alto, rimanendo più contenuta, ma sempre nettamente sopra la media, in città come Verona e Bologna.

Le cause

Gli incrementi che si osservano a partire da metà marzo sono "figli" dei contagi avenuti a fine febbraio (visto che il tempo di incubazione del virus arriva a 14 giorni), quando l'Italia e le regioni settentrionali avevano già piena coscienza del fatto che il Covid-19 stesse circolando mentre le istituzioni si interrogavano, ancora, su quali attività chiudere, quando e perché.

Tra alcuni mesi avremo le risposte a tanti interrogativi che ci stiamo ponendo adesso, tutti costellati dai "se": se avessimo contrastato, all'inizio, la pandemia con armi diverse e di diversa efficacia che conseguenze ci sarebbero state? Un certo numero di morti poteva essere risparmiato?

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