Cronaca locale

Milano e i 50 anni dalla morte di Calabresi

A cinquant'anni dal suo barbaro assassinio, Milano ricorda oggi anche con una serie di appuntamenti ufficiali il commissario Luigi Calabresi

Milano e i 50 anni dalla morte di Calabresi

A cinquant'anni dal suo barbaro assassinio, Milano ricorda oggi anche con una serie di appuntamenti ufficiali il commissario Luigi Calabresi (nella foto). Alle 8,30 il primo appuntamento in via Cherubini all'angolo con via Mario Pagano con la deposizione al cippo commemorativo di una corona del Comune proprio nel logo dove fu giustiziato. Aveva 34 anni e lasciò la moglie Gemma Capra, incinta, e due figli: Mario che diventerà giornalista e scrittore e ha raccontato la storia della sua famiglia nel libro «Spingendo la notte più in là» e Paolo. Il terzo figlio, Luigi, nascerà pochi mesi dopo la sua morte.

Alle 10 presso la chiesa di San Marco la messa in suffragio officiata dall'Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini. Alle 11 il programma ufficiale prosegue con la commemorazione organizzata ogni anno in questura e alla quale sarà presente il capo della polizia - direttore generale della Pubblica sicurezza, il prefetto Lamberto Giannini. Dopo un saluto introduttivo del questore di Milano Giuseppe Petronzi, prenderà la parola la signora Gemma Capra moglie del commissario Calabresi e seguire il prefetto Giannini. La cerimonia nel cortile della questura in via Fatebenefratelli dove il commissario capo Calabresi ha a lungo lavorato diventando nell'ultimo periodo della sua purtroppo troppo beve vita il vice capo dell'Ufficio politico, ci sarà la deposizione delle corone per onorare il busto a lui dedicato. Seguirà, recita il programma ufficiale diffuso dalla questura, la deposizione delle corone all'esterno dell'edificio per onorare le vittime della strage di via Fatebenefratelli del 17 maggio 1973.

Mai Milano ha dimenticato Calabresi, vittima sotto casa mentre si recava al lavoro dell'odio dei terroristi rossi, ma anche della terribile campagna di odio che gli fu scatenata contro dagli intellettuali di sinistra e di tanta stampa sedicente progessista che gli riversarono addosso con ferocia inaudita l'accusa di essere stato il vero responsabile della morte di Giuseppe Pinelli, l'anarchico a sua volta ingiustamente finito nelle indagini per la strage di piazza Fontana che provocò la morte di 17 persone e il ferimento di altre 88. Calabresi fu ucciso in un attentato i cui colpevoli vennero individuati solo dopo molti anni: Ovidio Bompressi e Leonardo Marino quali esecutori, mentre Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri furono ritenuti i mandanti. Tutti erano esponenti di Lotta Continua.

Calabresi venne insignito della medaglia d'oro al merito civile alla memoria.

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