Chiudere Linate per salvare Malpensa? La proposta è del presidente del Consiglio regionale della Lombardia, il varesino Raffaele Cattaneo. L'intenzione è evidentemente di alzare il tono del dibattito sul decreto con cui il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi di fatto aldilà delle formulazioni più o meno furbette liberalizza i voli da Linate. E non solo per Expo, ma a tempo indeterminato. In che modo questo sciagurato provvedimento imposto da Etihad come condizione per salvare Alitalia condanni a morte Malpensa come scalo passeggeri lo abbiamo spiegato altre volte: se ho una meta intercontinentale, New York o Pechino o Johannesburg, da Linate posso andare a Parigi o Francoforte o Dubai e da lì prendere un volo di una compagnia straniera - possibilmente Etihad o una sua partecipata. E ti saluto Malpensa, ridotta a scalo merci con la sua immensa aerostazione desolatamente deserta. Proteste e lamentele adesso sono inutili. Tutto cominciò negli ultimi anni del secolo scorso, con la progettata fusione fra Alitalia, già allora alla canna del gas, e l'olandese Klm. L'operazione era basata su due hub, Amsterdam e Malpensa 2000, che diventava principale base di Alitalia, sufficientemente distanti e complementari come tipologie di traffico. Per questo lo scalo nella brughiera, progettato da Renzo Piano e da decenni in costruzione, fu finito in fretta e furia e i collegamenti stradali e ferroviari incrementati, spendendo un mucchio di quattrini, si parla di un paio di miliardi. Il famoso primo decreto Bersani in vista della fusione Alitalia-Klm prevedeva che a Linate restassero solo i voli Milano-Roma. Scoppiò un inferno. Protestarono le compagnie europee, a cominciare dalla potentissima Lufthansa, parlando di concorrenza sleale e aiuti di stato. Protestarono hostess e piloti di Alitalia, romanissimi che non volevano trasferirsi al Nord. Protestarono i sindaci delle città del Sud che non volevano scendere a Malpensa per venire a Milano, troppo comoda la domestica Linate. Per questa stessa ragione protestarono anche i milanesi, cittadini, manager imprenditori e politici. Risultato, non se ne fece nulla, Klm preferì pagare una penale salatissima, rinunciare alla fusione con Alitalia e passare con Air France. La quale, essendone la maggiore azionista, a quel punto contava di papparsi la consorella italiana a prezzo di saldo. Malpensa cominciava a deperire. Per evitare il colpaccio francese, nel 2008 Silvio Berlusconi mise insieme i «capitani coraggiosi». I quali, però, sotto la non disinteressata guida di Roberto Colaninno, per prima cosa, decretarono il famoso «dehubbing» di Malpensa, che dunque cessava di fare da perno, in inglese hub, scalo dove si arriva con tratte brevi per poi partire per destinazioni intercontinentali. Unico hub di Alitalia doveva restare Fiumicino, anche per assecondare il capriccioso personale di volo. Cominciava l'agonia di Malpensa. Che adesso, per ubbidire agli arabi, si riduce a uno scalo cargo. Centinaia di milioni buttati al vento.
Intanto l'alta velocità ferroviaria ha reso scomodo, costoso e praticamente inutile il volo Milano- Roma. Quindi Linate perde anche questo ruolo.
Perciò, se la proposta di Cattaneo è una provocazione, è utile se non altro per capire cosa ne facciamo dello scalo tanto amato dai milanesi, unico grande aeroporto europeo non raggiungibile in metrò, visto che la giunta Pisapia è riuscita bloccare anche la linea 4.