Una "Milano per scelta" da lasciare ai nostri figli

Lettera aperta dell'assessore comunale allo Sviluppo del territorio, Carlo Masseroli sul Piano del territorio

di Carlo Masseroli*

Gennaio 2010. Il consiglio comunale oggi e la città tutta nei prossimi mesi si apprestano a prendere decisioni importanti sul futuro della nostra Milano. Decisioni che questa giunta ha elaborato interpretando un ruolo di regia pubblica quanto mai necessario e che prenderanno forma sulla base di una proposta precisa e articolata: il nuovo piano di sviluppo del territorio che la città attendeva da quasi trent'anni. Tramite questa lettera aperta sento il dovere di precisare, prima che il dibattito si apra formalmente, alcuni punti che stanno alla base dell'elaborazione di questo documento e che ne costituiscono l'anima ideale e la ragione, spero, della sua attualità e necessità. La domanda su cui saremo valutati non è se costruire o non costruire, se preferire il cemento al verde, ma se la nostra città funziona - se aiuta le famiglie a trovare un posto di lavoro e un reddito decente, se le attività economiche, sociali, creative e culturali possono svilupparsi dando beneficio per tutti. Da cosa partire dunque per ripensare la città? Come possiamo promuovere ancora Milano come città delle mille opportunità? Come possiamo generare le condizioni perché ciascuno scelga questa città come luogo dove voler vivere e far crescere la propria famiglia?
Tra la pianificazione rigida che non ha saputo dare le risposte attese e la mano invisibile del mercato che legge ogni sviluppo urbano con gli occhi della rendita fondiaria, bisogna trovare un nuovo equilibrio, un equilibrio per sua natura instabile. Capisco che ciò possa essere difficilmente digeribile per chi predilige categorie sterili e ideologicamente predefinite, ma oggi, riconoscendo che la realtà corre ben più veloce del nostro pensiero, dobbiamo operare diversamente.
Per quanto noi possiamo fare e dobbiamo fare, in ultima analisi è, infatti, la somma degli interessi e delle volontà dei singoli a determinare la forza e il futuro di questa città. Il ruolo del governo cittadino deve quindi essere sempre più quello di supportare e responsabilizzare nella vita quotidiana i singoli cittadini e le loro formazioni sociali, mai di vincolare e diffidare.
La parola d’ordine è e deve essere Libertà. Il valore di riferimento deve essere la centralità della persona ed il metodo basarsi sulla responsabilità di ciascuno. Non è banale e non è retorico: si tratta di una vera e propria riforma.
Per la prima volta in questo Paese si impone il passaggio da un piano territoriale normativo vincolistico, fondato sul sospetto nell’intervento del singolo, a un nuovo approccio più aperto, creativo e fondato sulla fiducia. Non c’è sviluppo se non si attuano contemporaneamente libertà individuale e responsabilità, se non si realizza quel movimento degli interessi, quella ricerca del vantaggio che sono elementi costitutivi di una società aperta, positiva, proiettata al futuro ed economicamente solida.
Il Piano di governo del territorio non è dunque un progetto di parte, ma una riforma utile e necessaria per il futuro di Milano e, credo, esempio innovativo per altre città italiane. Non parla di una Milano astratta raccontando stereotipi sempre uguali e privi di speranza, ma è partito dall'ascolto di chi abita e vive questa metropoli. Ho iniziato due anni fa a girare quartiere per quartiere, ho incontrato volti, esperienze, scoprendo una Milano che non conoscevo. Una Milano piena di vitalità spesso nascoste.
Il dibattito per correggere e condividere questa proposta innovativa sarà ancora ampio e intenso.
Ma non bisogna perdere tempo. Ci sarà sempre chi dirà: «Aspettiamo. Studiamo meglio. Approfondiamo finché tutto non sarà perfetto, utile per tutti, da tutti condiviso, a tempo e a costo zero». Ma noi tutti sappiamo che la storia di Milano dimostra che questa è la ricetta per un sicuro fallimento. La metropoli invivibile non è una fatalità, non è un destino inevitabile. Noi insieme lo proveremo, noi insieme cercheremo di costruire la Milano del terzo millennio.

Non la città ideale, perché non esiste, ma la città che ciascuno sceglierà come propria.
È una questione di libertà. È una questione di fiducia. È una questione di responsabilità.
*assessore comunale
allo Sviluppo del territorio

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