Milano da sorseggiare

Domani al Marriott di via Washington la seconda edizione della rassegna dedicata al distillato. Cocktail, seminari e 800 bottiglie tra cui sbizzarrirsi

Marco Zucchetti

Se l'Expo l'avessero organizzata loro, a Rho-Fiera si sarebbe di sicuro bevuto meglio. Invece purtroppo o per fortuna i ragazzi del Milano Whisky Festival si sono tenuti ben lontani dai padiglioni e dalle code e si sono concentrati su quello che sanno fare meglio: impegnarsi per avvicinare quanti più appassionati possibili all'affascinante (e squisito) mondo del malto.

Per farlo, dal 2006 ogni anno organizzano il Whisky Festival, l'appuntamento più seguito d'Italia nel suo genere, tanto che la scorsa edizione sono stati quasi 4mila gli ingressi. Ma non basta. Dal 2015 Giuseppe Gervasio Dolci e Andrea Giannone si sono inventati una nuova formula, il percorso sensoriale del Whisky Day, una vera e propria Expo del distillato di orzo.

Dalle 14 alle 24 di domani, all'Hotel Marriott di via Washington, sarà il whisky il protagonista assoluto: più di 800 bottiglie in mescita, «cluster» organizzati per area geografica della distilleria, zero dinamiche commerciali e di marketing. L'ingresso è libero, si paga il kit (bicchiere, portabicchiere e guida) e poi quel che si consuma, con la possibilità di bere cose introvabili e di altissimo livello a prezzi d'eccezione: «Perché non lo facciamo per guadagnarci spiega Giuseppe mentre nella cripta del Mulligans Pub mostra con commozione la meravigliosa bottiglia art decò del Bowmore Bouquet selezionato da Samaroli -: di lavoro facciamo i bancari, abbiamo società di ingegneria, siamo dirigenti editoriali o di compagnie aeree. Questo e le serate di degustazione le facciamo per passione». Quella che ha spinto lui e Andrea, amici di infanzia, al mitologico Bar Metro di piazza De Angeli, dove il guru Giorgio D'Ambrosio li ha iniziati al malto. Un bicchiere tira l'altro, si sono ritrovati a girare per i festival d'Europa, da Limburg in giù, fino a organizzare il loro: «All'inizio eravamo 200 persone, quattro gatti proprio. Poi sono arrivati anche quattro cani, quattro polli e così via.. Ora la cosa ha preso piede. Lo abbiamo capito quando uno di quei 200 pionieri della prima ora è finito a fare il direttore della distilleria Ben Riach in Scozia. E soprattutto quando in una notte le cento bottiglie del Clynelish selezionato da noi sono state comprate tutte dopo le ottime recensioni avute su un blog. Forse eravamo sulla strada giusta».

Una strada che passa dal Whisky Day di domani, dove gli assaggi e una degustazione di eccellenze a numero chiuso («Top & pop», ore 20.30, posti limitati, 25 euro) saranno accompagnati anche da taglieri di salumi e formaggi. Senza scordare l'angolo dedicato alla mixology, con ricette di cocktail ideate per ogni whisky, dallo scotch all'irlandese fino al bourbon e al giapponese, così perfetto da sembrare più scozzese degli scozzesi: «Qualcuno dice che il popolo del whisky è anziano, in estinzione spiega ancora Giuseppe -, ma al Festival quasi la metà degli ingressi è stato tra i 25 e i 35 anni e il 22% erano donne. I cocktail non esaltano i single malt, ma possono aiutare chi vi si avvicina per la prima volta». Perché l'atmosfera è amichevole, nessun professore anche se la professionalità è fuori discussione. Così nei seminari - in programma dalle 15 alle 19 - si illustrerà la differenza tra le varie botti, si insegnerà a leggere un'etichetta (ah, quanti misteri nascosti) e si parlerà della torba, la pietra filosofale dei whisky di Islay, ma sempre in maniera informale, «come ad una cena dove il padrone di casa vuol far provare ai suoi ospiti le sue bottiglie migliori».

D'altronde Milano è il posto più indicato per sentirsi a casa davanti a un dram. Collezionisti storici, imbottigliatori, importatori: in tanti hanno fatto base qui. Oggi il mercato è crollato rispetto a qualche decennio fa, ma l'interesse per il single malt d'eccellenza non è mai svanito e sta di nuovo crescendo. Una volta ci si trovava all'Entropia, ora ci sono il Malto e l'Uva in zona Conciliazione e il Mulligans di via Govone, appunto.

Nidi dove gli appassionati possono degustare e chiacchierare: «L'idea che deve passare e per cui abbiamo scelto di disporre le bottiglie del Whisky Day tra videocassette, vecchi telefoni e vinili conclude Gervasio Dolci è che gli oggetti dopo 20 o 30 anni sono archeologia, il whisky è un gioiello».

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