Magenta non avrà una moschea. Non ora, almeno. E il sindaco Chiara Calati, senza «alzare muri», ha spiegato il perché. Lo ha spiegato al Pd, che l'ha attaccata su questo, ma anche ai suoi concittadini musulmani, che alcuni giorni fa si sono radunati, pacificamente, sotto le finestre del Comune, in piazza Formenti, per chiedere un luogo di preghiera.
Hanno spiegato di essere 1.500 i fedeli di fede islamica residenti a Magenta. Sono per lo più pakistani. Un loro rappresentante aveva inoltrato al sindaco la richiesta di un incontro. L'ha ottenuto, è stato fissato e poi concesso nuovamente da Calati dopo un normale rinvio chiesto dai suoi interlocutori. Giovedì scorso, probabilmente per un malinteso, si sono presentati in decine e decine, per assistere tutti. Sindaco e vice hanno ovviamente ricevuto solo una delegazione di tre partecipanti al «sit-in», il dirigente accompagnato da altri due esponenti della comunità locale. A loro è stato spiegato loro come stanno le cose. Il punto è il Piano di governo del territorio varato un anno fa dall'allora sindaco, di centrosinistra. Quel Pgt non prevede il Piano delle attrezzature religiose, lo strumento urbanistico indicato dalla legge regionale del 2015 per individuare luoghi di culto o «centri culturali» (per una circolare emessa un anno e mezzo fa dal Pirellone sono equiparati alle moschee in senso stretto). «Chiedono un luogo di preghiera ma il Pgt approvato sotto la precedente giunta a febbraio 2017 non prevede il Piano delle attrezzature religiose, unico documento che consente nuovi luoghi di culto. Non è stato inserito nel Pgt al quale hanno lavorato per un paio d'anni» spiega il sindaco. Il Pd di Magenta ha contestato la risposta del sindaco: «Affermare che l'attuale Pgt non ha previsto aree di culto per altre confessioni è del tutto sbagliato - si legge in una nota del partito - Il piano dei servizi prevede un'area in Via Tobagi e rinvia ad un bando per stabilire la sua assegnazione». «Il bando - prosegue il Pd locale - non si è potuto predisporre unicamente perché con le elezioni dello scorso anno l'amministrazione magentina ha cambiato colore politico, ma oggi nulla impedisce al sindaco Calati di procedere con quanto già prevede il Piano del governo del territorio». Insomma, il centrosinistra chiede di procedere ugualmente.
Il sindaco conferma «apertura al dialogo», ma poi precisa: «Ci sono alcuni capannoni nella zona industriale, ma non hanno una destinazione urbanistica specifica necessaria, anche perché per la circolare regionale non può esserci un centro culturale, così come un luogo di culto, senza una previsione del Piano delle attrezzature. E questo vale ovviamente per tutte le confessioni religiose».
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