«Ormai la frittata l'abbiamo fatta». Nelle parole di un pezzo grosso del Pdl, tutta la contrarietà per una faccenda che diventa sempre più difficile da controllare. Le dimissioni di Nicole Minetti? «Il problema è del partito - taglia corto il capogruppo del Pdl in Regione Paolo Valentini - e quindi va chiesto al partito». Perché ieri mattina la bella Nicole si è presentata puntualissima al consiglio regionale. Niente dimissioni e un guanto di sfida all'ultimatum del segretario pdl Angelino Alfano e ai compagni di partito che come l'ex sottosegretario Daniela Santanché l'hanno definita «inadatta alla politica». Perché ora la sua rinuncia non sembra più così scontata e il nuovo fronte della trattativa è l'offerta di un'uscita onorevole con l'abbandono del Pdl, dove è ormai chiara la sua incompatibilità, e l'iscrizione al gruppo misto. Dove incontrerebbe Filippo Penati, il braccio destro di Pierluigi Bersani a cui il Pd ha garantito indennità, buonuscita e vitalizio dopo le indagini per tangenti aperte dalla procura di Monza. Lui dice di essere all'oscuro («Non ne so nulla»), ma la diplomazia del Pdl è al lavoro. Con il governatore Roberto Formigoni che assicura di essere «sereno e tranquillo» e di non aver affrontato l'argomento con Silvio Berlusconi. «Le dimissioni della Minetti? Non so se e quando si dimetterà». Non solo. «Siamo arrivati al momento in cui le dimissioni sono personali: non so con chi la signora Minetti si sia consigliata, ma sono scelte totalmente personali». Lei gioca la sua partita. E davanti al muro di telereporter e fotografi che l'ha seguita fino in bagno dice che «per il bene di tutti» non ha intenzione di rilasciare dichiarazioni. Le parole della Santanchè? «Non rispondo a nessuna provocazione né domanda».
Il problema è che quella di ieri era una seduta importante, dedicata alla relazione di Formigoni sull'Expo. E, invece, tutta l'attenzione è per la bella igienista dentale. «Viviamo questa situazione dal 2010 - la replica di Formigoni - ciò non ci ha impedito di lavorare e legiferare». Il futuro? «Siamo arrivati al momento in cui le dimissioni sono personali: non so con chi la signora Minetti si sia consigliata, ma sono scelte totalmente personali». Dovesse andarsene la Minetti, il primo non eletto del listino bloccato è Francesco Magnano, consulente della Idra (la società immobiliare della famiglia Berlusconi) che dopo le elezioni era stato nominato sottosegretario della giunta Formigoni. Non accettasse, toccherebbe a Marco Pagnoncelli, delegato alle relazioni con gli Enti locali. Ma il presidente del consiglio regionale, il leghista Fabrizio Cecchetti, chiede di voltare rapidamente pagina. «Credo che ai cittadini lombardi interessi poco o nulla delle dimissioni della Minetti - ha spiegato ieri a margine dei lavori -, interessa piuttosto sapere che cosa esce dal consiglio su temi importanti come l'Expo o la fiscalità». Una presenza ingombrante? «Se viene per lavorare va bene, ma diventa un problema nel momento in cui la sua presenza, anche se non per colpa sua, offusca i lavori dell'aula». Dove, del resto, ieri è rimasta appena un paio d'ore. Dopo pranzo non s'è vista.
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